Province resteranno. Delrio confessa: Più costi, ma è “strategico”

ROMA – La grande beffa delle Province, la presa in giro alle spalle dei cittadini, dei contribuenti e dell’Europa perpetrata dal Governo Letta è in scena e viene descritta su Repubblica da Valentina Conte, che ha intervistato anche l ministro Graziano Delrio.

Il dossier di Repubblica
Il dossier di Repubblica
Secondo Delrio, a quanto riferisce Valentina Conte, si tratta di un disegno di legge “di importanza strategica” per l’Italia e già quando si sente la parola strategico bisogna sentire puzza di imbroglio.
Le province non verranno abolite, come chiese la Banca centrale europea a Berlusconi in quel documento del 2011 la cui non osservanza gli costò il balzo dello spread e la caduta del suo Governo.
Le province verranno solo svuotate di poteri e lasciate lì con tutti i loro costi e nemmeno tutte saranno toccate, ma solo 86 su 107 perché quelle che fanno parte delle Regioni a statuto speciale, dall’Alto Adige alla Sicilia, che costituiscono un pozzo senza fondo per le nostre tasse, quelle nessuno le può toccare.
Viene il dubbio  a leggere Valentina Conte, che i costi per lo Stato e quindi per noi che paghiamo le tasse aumenteranno: la conte parla, riferendo il tono di sufficienza del ministro Delrio, a qualche perplessità della Ragioneria dello Stato in tema di mancata copertura. Il che in italiano vuole probabilmente dire che invece di tagliare questi i costi li aumentano e poi via con le addizionali.
Chi gode di tutto questo è Berlusconi. Infatti il suo mastino Renato Brunetta ha già detto che ForzaItalia voterà contro
“Non solo non sono abolite le Province ma viene creato un nuovo inutile carrozzone”. Molti dubbi sembra averli anche Valentina Conte che conclude l’articolo scrivendo che i risparmi “sono la grande incognita”:
Quanto si risparmierà? Secondo la Corte dei Conti, sicuramente il costo delle elezioni e delle “poltrone” politiche: tra i 100 e i 150 milioni annui, a fronte di 8 miliardi di spese correnti. Per Delrio si può arrivare al miliardo. A regime, però.
L'infografica di Repubblica
L’infografica di Repubblica

Inoltre Thomas Mackinson sul Fatto Quotidiano scrive:

(…) Vero è che il testo è molto lontano dall’abolizione auspicata per la quale servirà un disegno di legge costituzionale che è ancora ai blocchi di partenza, vista la bocciatura del “Salva Italia” attrezzato a suo tempo da Monti da parte della Consulta. La Corte aveva contestato la decretazione d’urgenza per questa materia (e Brunetta ieri ha rilanciato il bastone nell’ingrannaggio presentando una questione pregiuziale sul punto).

E così, tra veti incrociati e aporie costituzionali, ha preso quota la soluzione intermedia del ddl Delrio che demansiona le province ma non le cancella. Per il momento – se l’iter andrà avanti – la riforma riduce le loro funzioni, le rende enti di “area vasta” con funzioni di coordinamento. I consiglieri provinciali non verrano più eletti direttamente dai cittadini, ma fra i Comuni stessi. Di più, per ora, non si poteva. Raggiungere un testo condiviso in commissione, sostiene chi è intervenuto ieri, è stato già un calvario. Anche perché, va ricordato, il tempo stringe. Con un emendamento in Senato alla legge di stabilità è stata prorogata fino al 30 giugno la scadenza naurale di 54 province. Anche qui sta il nodo politico, difficile da confessare, che farà la differenza giovedì. Il vicepremier Angelino Alfano, per dire, da Padova aveva ammonito: “Non è che aboliamo le Province per creare degli enti di secondo livello in cui vince a tavolino la sinistra e non accetteremo mai di mandare a casa i presidenti di centrodestra nelle aree metropolitane per sostituirli con i sindaci dei relativi capoluoghi, tutti di sinistra”. Mentre Roberto Formigoni ieri ha ribadito: “Noi siamo per l’abolizione totale. Punto”. Il Pd che non si aspetta scherzi mette comunque le mani avanti: “Sarebbe ben strano se Ncd che con 5 ministri del governo ha approvato il testo ora si tirasse indietro”, dice Matteo Richetti. Resta da chiarire se la riforma porterà risparmi. Un sospetto che ha trovato addentellati importanti nella bocciatura della Corte dei Conti che ha manifestato dubbi sugli effetti determinati dal temporaneo passaggio di funzioni dalle province alle città metropolitane. Il ministro Delrio ha ribadito ieri che “certamente sulle funzioni generali di amministrazione e controllo che oggi valgono due miliardi e qualche decina di milioni di euro e che solo per 900 milioni di euro sono a carico del personale potremo fare grandi risparmi”. Ma dai banchi dell’opposizione le cifre vengono contestate (…)

 

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