Renato, l’italiano povero che chiede l’elemosina: la sua foto fa il giro del web

BOLOGNA – Chiede le elemosina con lo sguardo abbassato e un piattino teso. Un cartello spiega la sua situazione di povertà, cosa lo spinge a chiedere gli spiccioli altrui per vivere. La foto di Renato ha fatto il giro del web. Una ragazza ha fotografato questo signore distinto e curato, ha messo la foto su Facebook, e tanti l’hanno condivisa, passandosela di bacheca in bacheca. Perché Renato non è uno dei tanti, è quello che si definisce “uno di noi”. E’ italiano, 65 anni, ha sempre lavorato, di buona cultura.

Distinto, ben vestito, estremamente dignitoso. E’ uno di noi che la crisi ha ridotto così: lavorava in una società di marketing a Ferrara, poi questa ha chiuso ed è stato licenziato. Ma la riforma Monti-Fornero ha stabilito che per lui, la pensione, arriverà tra un anno abbondante, quando avrà 67 anni. Ora ne ha 65 e, oltre alle pulizie negli stabilimenti d’estate, nessuno lo vuole: troppo avanti con gli anni per lavorare, troppo giovane per la pensione. Un paradosso che lui ha sintetizzato nel cartello che espone con cui chiede l’elemosina. “Italiano 65 anni. Vecchio per il lavoro (dicono!!!). Giovane per la pensione. Help”.

Non è facile per lui che ha lavorato una vita chiedere spicci agli altri. Come nel film di Vittorio De Sica “Umberto D.”, è dura vincere ogni volta la vergogna, la paura di essere riconosciuto. Al Corriere della Sera che l’ha rintracciato Renato dice:

“Quattro, cinque ore nelle città dove non mi conoscono. Mi vergogno. Raccolgo dieci-quindici euro, mi bastano. Poi prendo un treno… pago il biglietto, ci mancherebbe… e vado nei centri di accoglienza Caritas in qualche altro posto dove non mi conoscono. A Reggio Emilia, a Modena, a Forlì, a Cesena. Alla mattina mi sposto di nuovo”.

Renato è solo: non ha figli, non ha famiglia.

«Io mi vergogno di sentirmi un peso, che nessuno mi chieda se sono disposto a fare qualsiasi tipo di lavoro. Non voglio diventare un barbone, d’estate per due mesi faccio le pulizia in Riviera. Sette giorni su sette, vitto e alloggio compresi. Con i soldi arrivo fino a Natale. Dovevo andare in pensione l’anno scorso, la riforma mi ha rimandato ai 67 anni, fra un anno e un mese. Speriamo…».

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