Roberto Saviano-Rosaria Capacchione, minacce: boss assolti, avvocato condannato

NAPOLI, 10 NOV – Processo per minacce a Roberto Saviano e Rosaria Capacchione (giornalista del Mattino, ora deputato pd): assolti i boss, ma condannato il loro avvocato. Sentanza che ha dato a Saviano lo spunto per dire che “I casalesi si dimostrano per l’ennesima volta dei guappi di cartone perché si sono nascosti dietro un avvocato”.

LA SENTENZA. L’avvocato Michele Santonastaso è stato condannato a un anno di reclusione, con pena sospesa, per le minacce a Saviano, autore di Gomorra, e alla Capacchione. La terza sezione del Tribunale di Napoli ha assolto anche l’avvocato Carmine D’Aniello.

L’avvocato Santonastaso è stato condannato, oltre che alla pena di un anno di reclusione, al pagamento del risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede a favore di Saviano, Capacchione e dell’Ordine dei giornalisti della Campania, che si sono costituiti parte civile, nonché ad una provvisionale di 20 mila euro alla giornalista. Il pm aveva chiesto la condanna ad un anno e sei mesi per Santonastaso, Bidognetti e D’Aniello. Per l’ex boss dei Casalesi Antonio Iovine, da alcuni mesi collaboratore di giustizia, il pm aveva chiesto l’assoluzione.

Sono stati assolti quindi i boss Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, quest’ultimo collaboratore di giustizia. Assoluzione con la formula “per non aver commesso il fatto”. Ai due era contestata anche l’aggravante della finalità mafiosa.

I COMMENTI. Saviano aveva twittato dall’aula del Tribunale di Napoli: “Sono in attesa della sentenza. In attesa di un passaggio essenziale della mia vita”. Dopo la sentenza, riferendosi ai camorristi ha detto: “Non sono imbattibili, non sono invincibili, e la sentenza lo dimostra”.

“Dare la scorta a chi scrive significa permettere di scrivere e garantire un diritto costituzionale. Spero che questa sentenza possa essere un primo passo verso la libertà, che ora ci possa essere una mia vita nuova”.

Il pubblico ministero Cesare Sirignano: “L’assoluzione di Bidognetti va valutata dopo aver letto le motivazioni. La mia è una soddisfazione parziale, ma è stato premiato il coraggio dello scrittore e della giornalista ed è stata riconosciuta la sussistenza della minaccia con l’aggravante della finalità mafiosa. Non mi pare poco. Noi volevamo dimostrare la metodologia mafiosa. Ritenere che il legale abbia agito senza il beneplacito dei casalesi sarebbe strano“. In ogni caso quella di oggi, per il pm Sirignano, “è una sentenza importante: comunque ricostruisce un momento significativo degli ultimi anni, quando il clan si è sentito aggredito dallo stato”.

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