ROMA – Simone Camilli, il giornalista italiano morto a Beit Lahiya, nord della Striscia di Gaza, mentre stava filmando il disinnesco di un ordigno israeliano che poi è esploso, era nato a Roma il 28 marzo 1979. Lascia una moglie e due figli, dei quali una bambina nata da poco. Era originario di Pitigliano, comune in provincia di Grosseto del quale il padre, Pierluigi Camilli, è sindaco.
Aveva frequentato il liceo scientifico Morgagni (celebre perché set dei “Ragazzi della Terza C”), poi si era laureato in Studi Islamici all’Università La Sapienza.
Collaborava con l’Associated Press. Giornalista professionista dall’aprile 2008, Camilli aveva così seguito le orme del padre Pier Luigi, sessantaquattrenne ex vicedirettore vicario del Tgr Rai e direttore delle testate giornalistiche della Scuola di giornalismo Suor Orsola Benincasa di Napoli,
La sua attività di reporter era iniziata tre anni prima dell’esame di Stato, nel 2005, quando seguì, dal febbraio al maggio 2005, la malattia, la morte di Giovanni Paolo II e l’elezione di papa Benedetto XVI. Poi la prima esperienza in Medio Oriente, nell’estate del 2006, quando seguì la seconda guerra in Libano. Quindi, dal dicembre 2006 fino all’estate successiva, coprì il conflitto interno alla Palestina fra le fazioni di Hamas e di Fatah. Continuò documentando l’attentato suicida a Eilat, in Israele (gennaio 2007) e il rilascio nella striscia di Gaza del giornalista rapito Alan Johnston della Bbc. Poi si spostò in Turchia per filmare gli scontri fra l’esercito turco e i guerriglieri del Pkk curdo. Nel febbraio del 2008 era in Kosovo nei giorni in cui la piccola nazione festeggiava l’indipendenza dalla Serbia. Nell’estate del 2008 era in Georgia, dove seguì la guerra fra russi e georgiani.
Quindi tornò a Gaza per documentare, a cavallo fra 2008 e 2009, la prima delle recenti operazioni dell’esercito israeliano a Gaza “Piombo Fuso”. Nel maggio 2010 seguì gli scontri al largo di Gaza fra la Freedom Flotilla e la marina israeliana.
Un anno dopo filma l’arresto del criminale di guerra serbo Ratko Mladic, accusato del massacro di Srebrenica. Quindi torna nella striscia di Gaza per seguire lo scambio fra il soldato israeliano Gilad Shalit, nelle mani dei palestinesi da cinque anni, e un migliaio di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. A febbraio 2012 Camilli va all’Isola del Giglio per riprendere il disastro della Costa Concordia. Poi di nuovo nella striscia di Gaza, a fine 2012, per documentare la seconda operazione dell’esercito israeliano, Pilastro di Difesa.
Una foto datata primo luglio 2014 mostra Camilli in prima linea con i peshmerga curdi, che combattono nel nord dell’Iraq contro le armate fondamentaliste dell’Isis. Poi era tornato a Gaza, per documentare i bombardamenti di “Margine Protettivo“, la terza operazione in sei anni dell’esercito israeliano nella Striscia.
Insieme con il giornalista italiano sono morti: Ali Shehda Abu Afash, traduttore palestinese che lavorava con Camilli per l’AP; gli artificieri Ayssir Hum, Hazem Abu Murad e Bilal Sultan. In totale i morti sono stati cinque e i feriti gravi quattro, fra i quali il fotografo dell’Ap Hatem Moussa.
L’operazione di disinnesco del missile israeliano che Camilli stava documentando era stata già eseguita altre volte negli ultimi giorni, nello stesso campo da calcio vicino ai grattacieli di Sheikh Zayed, vicino a Beit Lahiya, dove è morto il giornalista italiano. “Era una trappola” secondo uno dei superstiti, Najy Abu Murad, fratello di Hazem, un alto ufficiale della polizia di Gaza rimasto ucciso nella deflagrazione. La sua convinzione è che la bomba israeliana sia stata manipolata “nell’intento di provocare vittime”. Lo smontaggio del missile era iniziato nella prima mattinata e il trasferimento dell’ordigno nel campo da calcio ha evitato che ci fossero più vittime.
Su Youtube e Vimeo si trova “Gaza 22”, un filmato di 4 minuti girato da Camilli insieme al fotoreporter israeliano Dan Balilty sull’operazione “Piombo Fuso”. Su Vimeo invece c’è “About Gaza“, un documentario che Camilli ha girato insieme a Pietro Bellorini nel 2011. Dura 21 minuti ed è un reportage della vita quotidiana a Gaza, con una premessa sulla storia della Striscia, dall’epoca dei Filistei (gli antichi palestinesi: Palestina in arabo si dice Filistìn) alla nascita di Israele.
I LAVORI DI SIMONE CAMILLI: “GAZA 22”
E “ABOUT GAZA”
About Gaza from Opacomedia on Vimeo.