Siria, un papà straziato dopo attacco gas: "Ho seppellito i miei gemelli a mani nude"01 Siria, un papà straziato dopo attacco gas: "Ho seppellito i miei gemelli a mani nude"01

Siria, un papà straziato dopo attacco gas: “Ho seppellito i miei gemelli a mani nude” FOTO

DAMASCO – “Ho seppellito i miei gemelli a mani nude”. E’ il racconto straziante di Abdul Hamid al-Youssef, un padre siriano, che ha visto la sua intera famiglia morire a Khan Sheikhoun, il villaggio nella provincia di Idlib attaccato martedì in un raid con agenti chimici. Amhed, Aya e la moglie Dalal sono tra le oltre 80 vittime dell’orrenda strage. Le immagini del papà che stringe al petto Amhed e Aya, un maschietto e una femminuccia di nove mesi, prima di seppellirli in un cimitero poco distante da Khan Sheikhoun, sono commoventi.

Moaz al-Shamy, un giornalista vicino agli oppositori del regime del presidente siriano Bashar al Assad, lo ha intervistato. “Qui c’è mia moglie e qui Amhed e Aya, la mia biondina – urla Abdul sulle tombe dei suoi familiari – Le avevo detto che non l’avrei mai lasciata”. Al cronista racconta quello che ha visto e sentito all’alba di martedì: “È stato un attacco aereo da parte dell’aviazione criminale. Ho portato mia moglie e i miei figli subito fuori di casa. Cinque minuti più tardi, abbiamo iniziato a sentire un odore strano”. Abdul non si dà pace: “Ho visto mia moglie e i miei figli martoriati”, dice tra le lacrime.

Nel terribile attacco nel nord della Siria il 29enne non ha perso solo i due figlioletti ma anche la moglie Dalal e altri sedici membri della sua famiglia. Al momento del bombardamento l’uomo, che gestiva un negozio nella città siriana, infatti era sceso con la moglie e i figli in uno scantinato per rifugiarsi dalle bombe insieme a fratelli e nipoti ma proprio lì hanno iniziato ad accusare i primi sintomi asfissianti dovuti ai gas usati nel raid

Nel villaggio non è ancora tornata la calma, “ogni mezz’ora – racconta Abdul – qualcuno arriva e dice che hanno trovato altre persone soffocate. I numeri continuato ad aumentare, 60 persone, 70 persone, tutte morte soffocate”. Sorretto dai parenti, al cimitero improvvisato alle porte di Khan Sheikhoun, Abdul non riesce ad allontanarsi dalle tombe contrassegnate da pietre bianche irregolari posate senza ordine su cumuli di terra rossa e chiama sua figlia: “Aya, la mia Aya. Prenditi cura dei bambini”, dice rivolgendosi verso la tomba della moglie Dalal. “Li abbiamo sepolti. Ho preso Ahmed e Aya e li ho seppelliti con i miei fratelli – racconta ancora piangendo – Ho seppellito i miei figli con le mie mani. Mia moglie e i miei fratelli. Li chiamavo i miei biondini. Gli ho detto che non li avrei mai lasciati. Contavano su di me. Dovevano portare via me, non loro”.

 

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