Speziale libero, striscioni in tutta Italia: “Finita un’infamità”. Mondo ultras non rispetta nemmeno i morti

Antonino Speziale esce dal carcere e il mondo ultras si mobilita. Da Messina a Bergamo, passando per Napoli, tanti striscioni per Speziale. Per un giorno, anche curve nemiche si uniscono per solidarizzare contro quella che chiamano “infamità“.

Infamità la condanna di un uomo condannato con l’accusa di aver ucciso un ispettore di Polizia, Filippo Raciti. Perché il mondo ultras su questo non ha mai avuto dubbi. Sposando la tesi del fuoco amico e assolvendo, nel proprio tribunale mediatico, il tifoso del Catania. 

Il problema è che appare difficile tanto sposare una tesi di colpevolezza quanto l’altra. Troppi punti oscuri difficili da dimostrare. Troppo caos quel pomeriggio fuori dallo Stadio Massimino. L’unica cosa certa è che è morto un uomo. Un ispettore di Polizia, certo. Ma anche un marito e un padre. Forse almeno il suo ricordo meriterebbe un po’ più di rispetto. Meriterebbe un po’ di silenzio.

Speziale libero, striscione e cori degli ultras del Messina

Antonino Speziale ha scontato una condanna a 8 anni 8 mesi di reclusione per l’omicidio preterintenzionale di Filippo Raciti. Uscito dal carcere di Messina, è stato accolto dal padre, Roberto, e da un gruppo di tifosi della squadra giallorossa. Una dimostrazione fortemente simbolica, visto che si tratta di una tifoseria storica rivale di quella del Catania.  I messinesi gli hanno anche dedicato uno striscione. “Speziale abuso senza precedente, da oggi libero, da sempre innocente’.

Speziale e la tesi del fuoco amico

Lui continua a proclamarsi “vittima di una sentenza sbagliata”. Ribadendo di “essere innocente”, ma di continuare ad avere “fiducia nella giustizia”. Sulla morte dell’ispettore Raciti ribadisce la sua posizione: “Mi è dispiaciuto, ma non sono stato io”. Con il suo legale, l’avvocato Giuseppe Lipera, spera nella revisione del processo.

La tesi che la difesa di Speziale riproporrà sarà quella del “fuoco amico“. Cioè che a ferire mortalmente al fegato l’ispettore Raciti, il 2 febbraio del 2007, fu un Land Rover della polizia mentre faceva retromarcia. E non il lancio contro le forze dell’ordine di un sottolavello in lamierino del bagno dello stadio Cibali mentre si giocava il derby di Catania contro il Palermo.

Sulla vecchia tesi si sono riaccesi i riflettori dopo che Le Iene, su Italia 1, hanno trasmesso la testimonianza di una donna. Una donna che ha detto di avere assistito all’istante in cui, durante il funerale di Raciti, dei poliziotti si avvicinavano al padre e alla sorella del Raciti. E gli avrebbero comunicato le proprie scuse perché “è morto a causa di una manovra accidentale da parte del collega”.

Su questa vicenda la Procura di Catania ha aperto un’inchiesta “per fare chiarezza in piena trasparenza” ed ha sentito il padre e la sorella di Raciti. Che hanno “smentito con fermezza” la ricostruzione della donna che hanno detto di non averla riconosciuta. 

Lo striscione degli ultras del Napoli per Speziale

 “Caso Raciti: tutti sanno la verità. Oggi è finita un’infamità, bentornato Antonino”. Questo l’enorme striscione affisso dagli ultras del Napoli sul ponte della Sanità. 

Lo striscione degli ultras dell’Atalanta per Speziale

Gli ultras della Curva Nord dell’Atalanta hanno issato uno striscione a favore di Antonino Speziale. “Doveva succedere 8 anni fa – Speziale bentornato in libertà”. Così recita il drappo appeso a due alberi fuori dal prefiltraggio della Curva Sud del Gewiss Stadium di Bergamo in viale Giulio Cesare all’angolo di via del Lazzaretto. La solidarietà a Speziale è stata pubblicizzata sulla pagina Facebook “Sostieni la Curva“, organo ufficiale delle iniziative del settore più caldo del tifo organizzato nerazzurro. (Fonti Ansa, Facebook)

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