Attentati Parigi. Era venerdì 13. Non ci credo ma..

Pubblicato il 14 Novembre 2015 - 12:32 OLTRE 6 MESI FA
 Attentati Parigi. Era venerdì 13. Non ci credo ma..

Attentati Isis a Parigi. Il cadavere di una delle vittime portato via dal teatro della strage

ROMA – “Era venerdì 13. Non ci credo, non sono superstizioso, ma…”  è tra le frasi più dette nelle ultime ore, dopo l’attentato dei terroristi islamici di Isis in sei punti diversi di Parigi.

Perché venerdì 13 è considerato nefasto?
La convinzione, o la superstizione per meglio dire che il venerdì 13 sia un giorno sfortunato (in compagnia del venerdì 17 e del martedì, 13 e 17) ha origini che si perdono nella notte dei tempi e è unisce Europa e America. In America non esiste in molti edifici, alberghi inclusi, il piano numero 13 e sugli aere manca la fila 13.

La coincidenza che erano 13 a tavola, Gesù + i 12 apostoli, quel giovedì di 2 mila anni fa quando il giorno dopo, venerdì, Gesù Cristo fu crocifisso ha favorito la credenza.
Secondo Focus, una spiegazione recente viene dalla mitologia scandinava:

“C’erano 12 semidei e poi arrivò il tredicesimo, Loki. Ma era crudele con gli uomini: da qui il 13, in quelle terre, è divenuto segno di malaugurio. L’associazione tra il numero 13 e la sfortuna è documentata anche nei miti dell’Europa mediterranea. Lo storico greco Diodoro Siculo (I secolo a. C.) riferisce che Filippo II (IV secolo a. C.), re di Macedonia e padre di Alessandro Magno, fu ucciso da una sua guardia del corpo dopo aver fatto mettere una propria statua accanto a quelle delle dodici divinità dell’Olimpo (la morte sarebbe stata la conseguenza di questo “sgarro” agli dèi). Ma forse la diffidenza verso il 13 risale addirittura alle più antiche concezioni astrologiche assiro-babilonesi (dove il 12 era numero sacro perché facilmente divisibile). Proprio il fatto che il 13 viene dopo il 12 avrebbe assicurato a questo numero la fama di portasfortuna”.

Perché proprio venerdì? Spiega ancora Focus che

“Fin dai tempi dei romani si distingueva fra dies fasti (in cui si poteva amministrare la giustizia) e nefasti. Il martedì era “sfortunato” tra i Romani perché dedicato a Marte, dio della discordia. Allo stesso modo, si credeva che i figli concepiti di venerdì avrebbero avuto una vita difficile e che gli anni bisestili che cominciavano in questo giorno sarebbero stati catastrofici”.