Cooperative: organismi geneticamente modificati

«Caratteristica della cooperazione è occuparsi non dell’interesse di pochi individui, o di una classe ristretta, ma dell’interesse di intere classi; di essere animata non da uno spirito egoistico ma da un vasto e liberale spirito di simpatia e di fratellanza». Nel 1886, Ugo Rabbeno, cattedratico socialista reggiano, presentava così la prima assise nazionale del movimento cooperativo, 100 delegati in rappresentanza di 248 società e 70.000 soci che – ispirandosi ai 28 lavoratori inglesi riunitisi nel 1844 nella società dei Probi Pionieri di Rochdale – qualche anno dopo fonderanno la Lega delle Cooperative e Mutue, quella che esiste ancor oggi, nota ai più per i suoi supermercati. 

Solo sette anni più tardi, lo stesso Rabbeno sollecitava delegati e soci a combattere la falsa cooperazione che può aver origine «nelle società di speculazione, che assumono parvenza di cooperative, per ottenere la maggiore libertà di costituzione legale e i favori concessi dalla legge e per tentare di attirare l’interesse del pubblico». Parole centenarie che sembrano pronunciate ieri.

Nate nella seconda metà dell’800, subito dopo le società di mutuo soccorso, «per assistere i lavoratori dai rischi della disoccupazione, degli infortuni, della malattia, dalle speculazioni sui prezzi dei beni di consumo e per trovare risposte alla mancanza di lavoro», oggi le cooperative sono diventate qualcosa di molto diverso.

Gabriele Polo, “La coop non sei più tu”, Il Manifesto, 14 novembre 2012

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