Giuseppe Gioacchino Belli: “Li du’ ggener’umani” (I due generi umani)
Pubblicato il 21 Dicembre 2013 - 06:24| Aggiornato il 21 Aprile 2020 OLTRE 6 MESI FA
Li du’ ggener’umani
Noi, se sa, ar monno semo ussciti fori
Impastati de mmerda e dde monnezza.
Er merito, er decoro e la grannezza
Sò ttutta marcanzia de li siggnoriA ssu’ Eccellenza, a ssu’ Maestà, a ssu’ Artezza
Fumi, patacche, titoli e sprennori;
E a nnoantri artiggiani e sservitori
Er bastone, l’imbasto e la capezzaCristo creò le case e li palazzi
P’er prencipe, er marchese e ‘r cavajjere,
E la terra pe nnoi facce de cazzi.E cquanno morze in crosce, ebbe er penziere
De sparge, bbontà ssua, fra ttanti strazzi,
Pe cquelli er zangue e ppe nnoantri er ziere.TRADUZIONE ITALIANA
I due generi umani
Noi, si sa, siamo venuti al Mondo,
impastati di merda e di immondizia.
Il merito, il decoro e la grandezza
sono tutte mercanzie per i Signori.A sua Eccellenza, a sua Maestà, a sua Altezza
incensamenti, medaglie, titoli e splendori;
e a noi altri artigiani e servitori
il bastone, la soma e la cavezza.Cristo creò le case e i palazzi
per il principe, il marchese e il cavaliere,
e la terra per noi, facce di cazzo.E quando mori’ in croce, ebbe il pensiero
di spargere, bontà sua, fra tanti strazi,
per quelli il sangue e per noi altri il siero.
Giuseppe Gioacchino Belli (Roma, 7 settembre 1791 – 21 dicembre 1863) “Li du’ ggener’umani”, 7 aprile 1834.