Mario Monti quando sosteneva Amato (attaccando i sindacati)

Da un articolo di Mario Monti pubblicato sul Corriere della Sera il 19 settembre 1992:

Pur tardiva, la manovra sul bilancio pubblico decisa giovedì è importante, coraggiosa e nel complesso convincente. Del resto, essa è stata premiata già ieri da commenti nell’insieme favorevoli di osservatori autorevoli e da reazioni critiche delle parti sociali e di organizzazioni di categoria. Anche quelle reazioni critiche, infatti, costituiscono per il governo un “premio”, sia pure difficile da gestire. Nell’ immediato, proprio l’asprezza delle reazioni (molte delle quali sono comprensibili ma denotano una ancora scarsa consapevolezza delle condizioni del Paese) conferma che questa manovra è incisiva. Nei prossimi giorni e settimane, proprio le reazioni critiche offriranno al governo l’occasione per dimostrare la sua determinazione e per affermare in Italia un metodo di governo dell’economia indispensabile oggi e ancor più nei prossimi anni, che per noi saranno più difficili di questo 1992. Un metodo di governo non certo basato sullo scontro, ma sulla chiara distinzione di compiti tra pubblici poteri e parti sociali, basato sull’ipotesi – fino a prova contraria – che governo e Parlamento abbiano titolo ad esprimere l’interesse generale più delle parti sociali, per quanto responsabili e illuminate. Un metodo di governo più vicino a quello seguito in Francia, Germania, Gran Bretagna, ma ormai anche in Spagna e Portogallo. In quei Paesi la disciplina finanziaria, vista come premessa e non come ostacolo alla crescita del prodotto e dell’occupazione, è stata ottenuta e viene mantenuta senza eccessive concessioni alle pur legittime istanze delle parti sociali. Un metodo di governo, per intenderci, agli antipodi di quello a volte seguito in Italia, che ha visto alcuni governi dimettersi di fronte alla dichiarazione di uno sciopero generale; e larga parte dell’opinione pubblica ritenere questo, tutto sommato, una cosa naturale.

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