Prospero Gallinari“Figlio di contadini Pci di Reggio Emilia, Prospero Gallinari era un comunista puro, ma dello zoccolo duro che più duro non si poteva. Più che Ernesto “Che” Guevara o Fidel Castro o il capo guerrigliero brasiliano Carlos Marighella, punti di riferimento dei rivoluzionari italiani, il suo mito era Giuseppe Stalin. Lo adorava a tal punto che il fondatore delle Brigate Rosse Alberto Franceschini, il quale nel 1970 lo aveva portato con sé nella clandestinità insieme a una trentina di giovani fuoriusciti dal Pci reggiano, s’era convinto a un certo punto che fosse un agente del Kgb” […]
era stato uno dei protagonisti del sequestro Moro e covava un odio feroce verso i suoi ex compagni che volevano vederci chiaro nella storia delle Br. Fedele fino all’ultimo alla consegna del silenzio, si è portato nella tomba molti dei segreti brigatisti. Non potrà più chiarire, per esempio i suoi rapporti con l’istituto di “lingue” Hyperion, che aveva aperto una sede a Parigi, e da lì inviava direttive ai brigatisti italiani. Non potrà chiarire il ruolo avuto insieme al suo sodale Mario Moretti, altro uomo di Hyperion, nella decapitazione del nucleo storico delle Br
[…] Non potrà dire chi “suggerì” ai brigatisti di sequestrare proprio Aldo Moro, e in che modo venne formalmente presa la decisione all’interno dell’organizzazione. Non potrà dire in quante prigioni era stato tenuto il presidente democristiano, quale itinerario aveva compiuto l’ostaggio dal momento del sequestro sino al giorno del ritrovamento del suo cadavere, nella Renault rossa di via Caetani. Non potrà dire, infine, chi fu davvero a uccidere Moro: si era sempre assunto lui la responsabilità di aver sparato, ma poi la colpa venne scaricata addosso a un altro brigatista, Germano Maccari. Post mortem naturalmente, dopo che questi, perfettamente sano e all’età di 50 anni, una notte di ferragosto morì d’infarto in carcere…”
Giovanni Fasanella, “Quello che Gallinari non potrà più spiegare”, www.panorama.it, 14 gennaio 2013
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