“Curioso: se le campagne elettorali sono l’occasione per sviscerare problemi e futuro di una città, in queste settimane l’opposizione ha quasi rimosso l’eredità più ingombrante del sindaco uscente: la caterva di assunzioni clientelari, roba mai vista prima, che un anno fa sembravano condannare Alemanno ad una sicura sconfitta.
Sostiene Corrado Bernardo, sanguigno ex assessore democristiano delle giunte di pentapartito, uno dei massimi conoscitori della Roma politica degli ultimi 40 anni: «Il Pd è reticente sulla gestione Alemanno perché non può permettersi crociate moraliste e teme rappresaglie: le precedenti giunte di sinistra non erano state da meno, quantomeno nei metodi. La verità è che Roma è l’unica città dove i partiti contano ancora tantissimo, sono loro i veri poteri forti!».
Roma, ultima roccaforte della partitocrazia è una chiave di lettura confermata da dati incontrovertibili: nella capitale sono talmente tanti i santuari pubblici e parapubblici che la spintarella politica per centinaia di migliaia di persone è stata – e in parte resta – decisiva per avere un posto al sole, in retrovia, precario che può diventare stabile. E non soltanto in Comune, Regione e Provincia. Ma anche in tutti i ministeri. Alla Camera e al Senato. Alla Rai e al Coni. A Cinecittà e nelle Asl. Nelle scassate ma accoglienti municipalizzate. Negli ospedali. Nelle Autorithy. Nelle tre Università. All’Auditorium. E la mano pubblica è decisiva nelle continue «revisioni» che accompagnano l’unica, grande opera faraonica in realizzazione a Roma: la linea C della metropolitana”.
Fabio Martini, “Roma, la battaglia con silenziatore nella Capitale della partitocrazia“, La Stampa, 24 maggio 2013.