Animali soffrono Animali soffrono

Gli animali possiedono la consapevolezza della sofferenza?

Animali soffrono
Gli animali possiedono la consapevolezza della sofferenza? (foto Ansa)

ROMA – Gli animali sono consapevoli della loro sofferenza? A chiederselo in un lungo articolo pubblicato su El Pais è il giornalista Javier Sampedro. 

Filosofia a parte, come per gli umani la possibilità di alleviare la sofferenza degli animali dipende interamente dalla scienza. Se sentono il dolore e soffrono, a che tipo di trattamenti devono essere sottoposti gli animali? E’ giusto usarli come cavie o umanizzarli troppo? Sampedro prova a dare delle risposte citando varie posizioni assunte dagli studiosi.

La domanda va ben oltre il problema neurologico legato al comprendere lo stato in cui si trova il cervello animale. Il problema, come per gli umani, sembra essere più etico che altro. Negli ultimi anni, i neuroscenziati hanno compiuto notevoli passi in avanti nel dibattito sulla sofferenza animale. Si è compreso quali siano i neuroni che, anche in molti animali, trasmettono determinate sensazioni al cervello.

Nel 2012, in una conferenza che si è svolta a Cambridge si è stabilito che “molti animali ‘non umani’, inclusi tra questi tutti i mammiferi, sono consapevoli e hanno la capacità di soffrire“. A dirlo è stato il neuroscienziato Philip Low, fondatore e direttore esecutivo della compagnia neurodiagnostica NeuroVigil,  Low è ovviamente molto critico con fenomeni come la corrida, scrive El Pais. Lo stesso scienziato parla anche del livello in cui siamo arrivati nella ricerca scentifica sugli animali chiedendo una svolta in tal senso: “Ogni anno vengono uccisi circa 100 milioni di vertebrati nella ricerca (…)”.

Malgrado questi numeri, a quanto pare, secondo i dati forniti da Low, “il 94% delle molecole testate fallisce sugli animali, con almeno il 98% di quelle approvate che poi finiscono per fallire nei processi umani”. Possiamo, visti questi numeri, parlare di utilità dei test sugli animali, si chiede Low? 

Juan Lerma, professore presso l’Institute of Neurosciences di Alicante in Spagna, ha una posizione in parte diversa da quella di Low. Il professore spiega che con certezza si può stabilire ormai che anche che gli animali abbiano “una consapevolezza, una sensibilità e una capacità di soffrire” ed aggiunge però che allo stesso tempo dobbiamo fuggire dal cosiddetto di antropocentrismo, concetto che consiste nell’applicare i propri sentimenti agli animali: “Non ha senso dire che un pesce si deprime. Ma una frase del genere può apparire anche in articoli tecnici e scientifici però – spiega ancora Lerma – allo stesso tempo i topi presenti all’interno dei laboratori non si stanno chiedendo se hanno o meno una coscienza”.

Insomma, a detta del professore bisogna evitare inutili sofferenze agli animali, senza però dare allo stesso tempo agli animali una personalità quasi umana. Lerma non approfondisce più di tanto il tema legato ai test sugli animali come fa invece Low.

E se allargassimo il discorso al di fuori della scienza? Quanti di noi trattano il proprio cane e il proprio gatto come degli umani? 

Gestione cookie