“In bocca al lupo”? Discrimina gli animali, per gli animalisti dobbiamo cambiare linguaggio

"In bocca al lupo"? Discrimina gli animali, per gli animalisti dobbiamo cambiare linguaggio
“In bocca al lupo”? Discrimina gli animali, per gli animalisti dobbiamo cambiare linguaggio

ROMA – Le espressioni “in bocca al lupo”, oppure “prendere il toro per le corna”, a parte il retrogusto un po’ stantio delle frasi fate, che male possono aver fatto mai? Bisogno chiederlo alla Peta (People for Ethical Treatment of Animals, associazione che si batte per il diritto a un trattamento eticamente corretto degli animali. 

Secondo loro quelle innocue locuzioni sono discriminatorie nei confronti degli animali, un modo di parlare inaccettabile e assimilabile alle frasi razziste o agli insulti omofobi. Anche “tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino”, usato metaforicamente allude comunque a una brutta fine per l’animale.

Una specie di tic mentale, figlio di una disposizione linguistica ormai obsoleta, “dissonante rispetto allo spirito dell’epoca”, è arrivata a teorizzare la ricercatrice Shareena Hamzah, dell’università di Swansea in Galles. Sembra che nel Regno Unito, se dici “bring home the bacon” (porta a casa la pancetta), che vale il nostro portare a casa la pagnotta, comincino a guardarti male. E non per motivi religiosi eticamente sensibili specie per i musulmani. 

“Queste frasi possono sembrare innocue – sostengono gli attivisti della Peta – ma in realtà mandano un messaggio sbagliato, perché rafforzano l’idea di un rapporto con gli animali basato su violenze e abusi. Insegnare agli studenti a usare un linguaggio non crudele serve a promuovere una relazione positiva tra tutti gli esseri viventi”. Linguaggio politicamente corretto e migliori relazioni con gli amici animali: due piccioni con una fava!

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