A Roma tornano i lupi. Più di cento anni dopo A Roma tornano i lupi. Più di cento anni dopo

YOUTUBE A Roma tornano i lupi. Più di cento anni dopo l’ultimo avvistamento

A Roma tornano i lupi. Più di cento anni dopo
Uno dei lupi ripresi dalla Lipu

ROMA – A Roma tornano i lupi dopo più di un secolo dall’ultimo avvistamento. Nei giorni scorsi due cuccioli sono stati infatti fotografati in una riserva naturale a Castel di Guido, nella parte ovest della città. Ora la loro presenza servirà proprio a riequilibrare la diffusione incontrollata dei cinghiali nella periferiadato che i lupi sono dei predatori di questo animale. Quindi, a quanto pare, si tratta di una scoperta che ha un valore ecologico straordinario e che apre però ad una sfida: riuscirà l’uomo a convivere con il ritorno dei lupi?

Il loro arrivo è avvenuto per vie naturali, percorrendo le zone boschive di cui è ricco il Lazio e la provincia di Roma. Daniele Erler de La Stampa ha intervistato i responsabili della Lipu che gestisce l’Oasi di Castel di Guido:

“Un primo lupo, in avanscoperta già nel 2013, è stato chiamato Romolo.’Era un individuo solitario, forse voleva solo conoscere il posto: si è trovato bene e si è nutrito di cinghiali, come abbiamo capito dalle feci. Ma mancava una femmina e per questo se ne è andato’. Il secondo lupo, Numa, è arrivato nel febbraio 2014. E poi nel 2016 è finalmente comparsa anche una femmina: Aurelia”.

“Ci aspettavamo la riproduzione già nell’estate 2016, non siamo stati fortunati. O forse avevano bisogno di un po’ di tempo per la convivenza – scherza De Lorenzis –. Quest’estate abbiamo finalmente fotografato la lupa con le mammelle ben visibili, segno che c’era stata la riproduzione’. E poi nei giorni scorsi finalmente è stata scattata una foto dei cuccioli. Il lupo, simbolo di Roma, è davvero tornato, alle porte della capitale”.

Per la Lipu è un traguardo ma anche l’inizio di un percorso ancora più complicato:

“Ora bisogna costruire la convivenza fra uomini e lupi. ‘Si può fare e ci sono esempi virtuosi in giro per l’Italia, come nel parco nazionale del Gran sasso e dei monti della Laga – dice De Lorenzis –. Ma è un compito che si può raggiungere solo con l’impegno delle istituzioni, le associazioni ambientaliste da sole possono fare poco”‘.

“L’obiettivo è riuscire a proteggere gli allevatori. ‘Si possono promuovere rifugi notturni per gli animali, le recinzioni elettrificate o sistemi più innovativi: come sensori che si attivano con luci e suoni per spaventare gli animali. Anche perché i lupi sono animali di grande lucidità: vivono nascondendosi dai pericoli, se sono spaventati è difficile che poi tornino nella stessa zona’ (…)  Solo se eviteremo i loro danni potremo avere una comunità pronta ad accettarli”.

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