Betty, giallo di Roberto Cotroneo. Se a indagare è Simenon

rcbetty-copiaROMA – Dall’11 settembre in libreria Betty, di Roberto Cotroneo. Un diario, un quaderno scritto da George Simenon ”solo perché la memoria non è più quella di prima”, ma destinato ad essere distrutto perché l’ultima opera rimane e deve rimanere l’autobiografia, Memorie intime ”quella definitiva”. Ma misteriosamente – il mistero è la chiave di tutto il libro – quelle pagine manoscritte capitano nelle mani di un narratore che ne raccoglie le testimonianza. Siamo a Porquerolles, isoletta al largo della Costa Azzurra e qui l’ottantenne Simenon si rifugia, segnato dal suicidio della figlia, per studiare insieme ad un fotografo, Marc e la sua Leica, le anime ”in bianco e nero” degli abitanti dell’isola in cui da tanti anni passa le vacanze. Ma è anche e soprattutto la sua, di anima, che Simenon mette a nudo, in un libro in cui Roberto Cotroneo parla con la voce di Simenon, in un gioco di rimandi, di scatole cinesi, di disvelamenti molto affascinante, tra citazioni letterarie, cinematografiche (Betty è anche un film che Claude Chabrol trasse dal romanzo Betty di Simenon del ’60) che coinvolge anche il fotografo Marc con gli occhi del quale il vecchio scrittore guarda il mondo.

In quelle foto trova il volto di una donna, una donna bella ”potrebbe avere più di quarant’anni anche se ha il viso di una ragazza”. E’ la Betty del titolo, una pittrice, la ”donna del faro”, che vive da circa quattro anni vicino al faro dell’isola e che ha appunto lo stesso nome della dolorosa protagonista di un antico romanzo di Simenon. ”Uno dei libri che mi ha avvicinato di più alla tentazione di scappare dalla mia scrittura, dai miei romanzi e dalla mia vita”. Una situazione perfetta per un suo romanzo che parte sempre quando si spezza un equilibrio, perchè quello che racconta Controneo è un Simenon anziano, tormentato dai dolori e dai ricordi che per l’ultima volta usa la scrittura, in una forma solo privata, per capire una storia che ancora lo trascina e lo coinvolge. Insomma ”un romanzo dentro il romanzo” della sua vita. Il protagonista è un uomo inseguito dalla vecchiaia che disprezza – lui che ha avuto 11mila donne – che insegue i suoi sogni, e che legge e rilegge le sue lettere con Federico Fellini: ”I suoi sogni, ecco i suoi sogni sono quello che non sono riuscito ad imitare”.

Ma il sogno di Porquerroles si trasforma in un incubo perchè Betty viene ritrovata morta, e non è un suicidio, è stata uccisa. Il commissario Dardenne indaga sul caso e, è chiaro, vuole essere più bravo di Maigret. E poi c’è quel medico, Rigaud, che sembra anche lui il personaggio di una romanzo. Tutti cercano di coinvolgerlo e lui ripete come un mantra: sono uno scrittore non sono un appassionato di gialli, questa è vita vera, non è una romanzo. Indizi, segnali, sospetti, coincidenze. Cartoline che tornano dal passato e legano la Betty di Porquerolles alla Betty del suo romanzo omonimo. Il finale ovviamente non va svelato perché quello di Cotroneo è prima di tutto un giallo vero, ma è anche molto di più, quasi un libro di viaggio, un viaggio interiore nel quale passato e presente, narratore e protagonista, romanzo e realtà – checchè ne dica Simenon – sono la stessa cosa.

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