“L’amore ai tempi della Cortina di ferro”, il libro di Carlo Napoli

"L'amore ai tempi della cortina di Ferro", il libro di Carlo Napoli
“L’amore ai tempi della Cortina di Ferro”, il libro di Carlo Napoli

ROMA – Si chiama “L’amore ai tempi della Cortina di ferro” il nuovo libro di Carlo Napoli, per anni corrispondente Rai nell’Europa dell’Est e già autore del romanzo “Se resta il ricordo” sulla Polonia di Solidarnosc.

Venticinque anni fa cadeva il Muro di Berlino.Ma le prime incrinature nella Cortina di Ferro avvennero in Polonia, dove nel giugno del 1989 venne formato il primo governo democratico ( o semidemocratico) nei paesi comunisti.

Lei ha cercato di raccontare la Polonia d’allora, e in questa Polonia ambientare una storia d’amore. Ma com’era Varsavia o Danzica o Poznan negli anni Ottanta?

Vede, potrei dirle la prima cose che mi colpì in Polonia: la vetrina di una salumeria. Aveva una luce al neon, debole e fredda. E sotto questa luce dodici barattoli di merce varia: salsicce, tonno, carne, cioccolata. Ma dentro non c’era niente, erano barattoli vuoti, di anni prima che il negoziante aveva messo lì come richiamo. E dentro il negozio non c’era niente, letteralmente niente,non un salame,non un prosciutto. Niente. Le donne si alzavano all’alba per andare a far la fila, ma non sapevano se avrebbero trovato la merce cercata. Tutto era incerto, aleatorio, affidato all’imperscrutabilità del Regime, e tante volte si faceva la fila per ore per sentirsi poi dire: nie ma. Non c’è.
La gente portava le stesse scarpe per anni, ai bambini che crescevano si tagliavano le scarpe in punta, dove c’era coabitazione –come a Mosca- chi aveva un pollo lo metteva in una pentola ma fissava il coperchio con una catenella e un lucchetto. Sembrano tempi remoti eppure tutto questo accadeva negli anni Ottanta. Non un secolo fa.

Non è vero che non si trovava niente. C’era la borsa nera. Dove si poteva comprare di tutto.

Sì, chi voleva comprare qualcosa, dalle sigarette alla cioccolata ai profumi doveva pagare in dollari. Il cambio ufficiale era fittizio, quello reale sei o sette volte quello ufficiale Ma la gente comune non aveva dollari. La prostituzione dilagava,ed era una prostituzione di sopravvivenza. Era uno dei tanti modi di procurarsi moneta occidentale.

Chi sono i personaggi che figurano nel libro?

Lui è un ingegnere italiano che lavora alla Fiat polacca, in Slesia. Lei è una contessa tedesca, della Prussia orientale,regione che scomparirà dalla carta geografica, sposata a un diplomatico, una donna che ha vissuto nella sua infanzia l’avanzata delle truppe russe, l’uccisione del padre e lo stupro della madre da parte delle truppe mongole. Nell’Armata Rossa c’erano molti battaglioni formati da soldati turcofoni, del Turkmenistan, del Kirghisistan, dell’Inguscezia. L’amore fra questi due personaggi nascerà proprio la notte che precede la firma degli accordi di Solidarnosc.

Ho visto nella prima pagina del libro una frase di Mauriac che non conoscevo: “Solo l’infanzia ci dà le chiavi della vita”.

Sì, è una frase che si trova nelle ”Memorie intime” di François Mauriac. Il personaggio di lei non può essere capito se non risalendo all’infanzia, quando le truppe russe sono a cento chilometri, la notte è squarciata dagli scoppi delle bombe e nel vecchio castello nessuno sa che fare: se partire o restare. E intanto nelle strade centinaia di migliaia di persone fuggono verso un’incerta salvezza nel gelo dell’inverno. Questa donna che si chiama Helli è una bambina, e porterà con sé, come traccia indelebile, questa sua infanzia drammatica che si rifletterà nella sua psicologia e nel suo amore.

Sono due personaggi che lei prende più o meno cinquantenni e che accompagna fino alla vecchiaia.

Lui e lei sono già sposati quando si incontrano e questo amore potrebbe essere la loro salvezza. Ma se lei è pronta a ricominciare una nuova vita, lui esita, indeciso se separarsi e alla fine, come capita in tanti casi, lui sceglierà di restare in famiglia e naturalmente il loro amore si sfalderà e si lasceranno. Passano trent’anni, tutti e due sono diventati vecchi, hanno attraversato delusioni e sofferenze,sono rimasti vedovi. E come per caso si erano incontrati la prima volta, per caso si ritrovano. E quest’amore rinasce, un amore diverso, meno passionale ma più maturo. E’ l’amore di una coppia vecchia e questa mi sembra una novità nella narrativa contemporanea.

Perché una novità?

Perché ormai siamo abituati agli amori giovanili, c’è un’orgia di giovanilismo,come c’è un tipo di romanzo che dilaga,il romanzo di denuncia, o il romanzo sociale. Io ho scelto una coppia vecchia perché in quest’amore c’è non solo il ricordo del passato ma anche le ansie del futuro, la gioia del tramonto e anche le domande, le eterne domande dell’uomo su se stesso, sulla morte e sul proprio destino. A vent’anni nessuno si interroga sul domani. Però il domani è l’unica cosa che conta.

Il titolo è ambiguo. Se resta il ricordo. Ma ricordo di che?

Credo che il ricordo sia una parte essenziale di noi, è la nostra storia, quello che siamo stati nel bene o nel male, i nostri sogni, i nostri amori, le nostre speranze, quello che volevamo essere e quello che non siamo stati, quello che la vita ci ha costretto a diventare. C’è una bella frase che si trova in Truman Capote. Un personaggio dice nel suo capolavoro “Altre voci, altre stanze” “Oh, la memoria. La memoria è acqua e terra della nostra esistenza”. E Nabokov intitola la sua autobiografia: “Parla,memoria”.Un filosofo ha detto: “Penso dunque sono”. Potrei aggiungere :”Ricordo, dunque sono”.
E questo ricordo è anche la struttura portante del libro: tutto si svolge in una lunga telefonata notturna, con continui “flash back” in cui i due vecchi amanti riscoprono brandelli della loro vita e ritrovano i segni del loro amore. E’alla fine di questa telefonata che decideranno di rivedersi. Lui dirà: “Camminiamo assieme nell’ultimo tratto di strada. Anni,mesi? Non importa. Sono gli ultimi raggi del tramonto, il nostro tramonto”.

Mi è sembrato di scorgere un sottile filo che corre quasi ininterrotto nel libro e che chiamerei religioso, un motivo sommesso…

Non è proprio sommesso. E’ un filone che percorre il libro ed è il senso del destino. Dirà questa Helli che è figura femminile: “per noi Dio ha taciuto. Abbiamo cercato di ascoltare la sua voce,ma era una voce lontana,molto lontana…”.E in un altro punto un personaggio dirà: “abbiamo sofferto il silenzio di Dio”.
E questo silenzio di Dio, come dice la Bibbia, pervade due esistenze, così che questo è anche un libro di ricerca spirituale, due vecchi che si interrogano sul senso della vita, sui tanti perché rimasti senza risposta e sul senso del loro destino.

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