ROMA – Angela Lucanto, 25 anni, Masate (Milano): alle spalle una brutta storia di distacco forzato dai suoi genitori, bugie degli assistenti sociali, adozione… Una storia raccontata nel libro “Rapita dalla giustizia”, di Maurizio Tortorella e Caterina Guarneri, ripreso da Giovanni Terzi sul Giornale:
“Angela aveva sei anni e si trovava a scuola quando il ventiquattro novembre del 1995 dei Carabinieri, in divisa, con un assistente sociale entrarono in classe e, prelevandola la portarono in un Istituto di Milano gestito dal Cismai (acronimo che sta per Centro Italiano contro il Maltrattamento e l’abuso dell’Infanzia). Di fronte al terrore di Angela che gridava e chiamava i propri genitori, l’assistente sociale contrappose immediatamente una prima menzogna: «Stai serena i tuoi genitori sanno tutto».
Perché i carabinieri portarono via Angela? Perché suo padre era accusato di abusi sulla figlia e sulla cugina: l’uomo fu arrestato e processato:
“Dopo l’arresto del padre, ad Angela fu fatto capire come l’unico modo per rivedere almeno la madre era di accusare il padre di orrori e abusi che mai le furono commessi. Mentre, per quasi due anni, Angela rimase in un Istituto dove non le fu consentito di vedere i propri genitori, il padre fu costretto per due anni e mezzo a rimanere in carcere prima di essere liberato con una sentenza assolutoria”.
Il padre riuscì a dimostrare la falsità di quelle accuse infamanti. Ma intanto era rimasto stritolato dagli ingranaggio del procedimento penale, che gli aveva tolto sua figlia:
“Purtroppo però le accuse infamanti nei confronti del padre e il lungo tempo della Giustizia, resero adottabile Angela e fecero perdere alla famiglia naturale la patria potestà. La mamma di Angela, Raffaella, disperata per non aver più rivisto la figlia decise un giorno di incatenarsi fuori dalla struttura dove abitava la figlia. Il risultato di questo clamoroso gesto fu il trasferimento di Angela in una struttura per l’infanzia a Genova, dove le furono raccontate altre terribili menzogne nei riguardi dei suoi genitori naturali. «I tuoi genitori non ti cercano» o peggio ancora «i tuoi genitori sono morti» era questa la modalità con cui gli assistenti sociali si interfacciavano con la piccola Angela. Assieme alle ripetute e volute menzogne Angela è costretta a vivere per quasi due anni in una struttura di Genova dove il tempo è scandito da regole ossessive inadatte a una bambina di nove anni. Angela era costretta a fare i letti, a lavare i piatti e a mettere a letto i bambini più piccoli; chi sbagliava veniva punito con cento flessioni. Era questo un luogo per la tutela dell’infanzia!
Un ricordo che Angela racconta è quello della sua intolleranza al latte che non le permetteva di assumere qualsiasi bevanda che contenesse lattosio; così un giorno l’assistente sociale decise di non darle più nulla da mangiare fino a quando non avesse bevuto tutto il latte”.
Neanche con l’adozione le cose vanno meglio per Angela:
“Un giorno la direttrice dell’Istituto chiamò Angela per farle presente che era stata adottata. Un’adozione che nasceva all’interno del Tribunale in accordo con gli assistenti sociali, un’adozione che non aveva mai visto incontrare la piccola Angela con la sua futura, nuova, famiglia. […] La famiglia adottiva di Angela ha già tre figli, due adottati (Angela è la terza) ed uno naturale. Angela non si trova bene in questa famiglia […] La nuova famiglia […] applica regole comportamentali diverse tra i tre figli adottivi e l’unico figlio naturale. […]
Poi, finalmente Angela ritrova mamma, papà e fratello. Lo Stato però continua a frapporsi fra lei e la sua famiglia naturale:
“Intanto i genitori di Angela continuano a cercare la figlia senza però ottenere nessun risultato. Passano così nove lunghi anni ed Angela ormai quasi maggiorenne è rintracciata e trovata, in spiaggia ad Alassio, dalla sua famiglia naturale. Il timore di causare un forte shock emotivo fa si che ad avvicinare Angela sia il fratello con una lettera dei genitori e delle foto che la ritraggono assieme a loro prima di quel giorno di novembre di undici anni prima. Angela decide di scappare da quella famiglia cercando conforto con il Giudice della sentenza che però le consiglia di aspettare sei mesi nella famiglia adottiva attendendo la maggiore età per evitare il ritorno nella struttura protetta. Angela non ascolta, questa volta, quello Stato che le ha raccontato per quasi dodici anni menzogne, quello Stato che le ha rubato già l’infanzia e l’adolescenza e che ancora oggi non ha saputo prendere provvedimenti verso chi, volontariamente e pervicacemente, ha sbagliato. Angela torna dai suoi genitori fuggendo dalle leggi per ricongiungersi con le persone che nonostante tutto ha sempre amato”.
Ecco un video in cui Angela Lucanto racconta la sua storia: