ROMA – “C’è del marcio in Danimarca”, recita una celebre battuta dell’Amleto di William Shakespeare. “C’è un re pazzo in Danimarca”, parafrasa oggi il premio Nobel per la Letteratura Dario Fo che così ha intitolato la sua ultima fatica letteraria, un romanzo storico dedicato alla figura di Cristiano VII, re danese del XVIII secolo che traghettò il suo Paese verso la modernità, senza troppi spargimenti di sangue.
La storia è quella di un folle triangolo politico-amoroso consumatosi a corte tra Cristiano VII, il re “pazzo”, la sua giovane sposa 15enne Carolina Matilda di Gran Bretagna e l’amante di lei, il medico illuminista Johann Friedrich Struensee, che con le sue idee seppe influenzare il sovrano convincendolo a una svolta riformatrice impensabile per l’epoca.
Intervistato da Rita Sala per il quotidiano Il Messaggero, Fo racconta che ad ispirarlo è stato un progetto di ricerca del figlio Jacopo sulla monarchia scandinava del XVIII secolo.
“È stato difficile – spiega Fo – dopo essere entrati in possesso di alcuni diari segreti, approfondire i fatti sul piano storico. Gli studiosi scandinavi, ma anche il popolo stesso, la gente comune, parlano poco volentieri di Cristiano. Perché? Semplicemente perché fu un re pazzo, legato, assieme alla moglie e al medico Struensee, ad un periodo sommosso e rivoluzionario del suo Paese di cui si sa ancora poco”.
In realtà la storia, poco conosciuta al di fuori della Danimarca, è stata estensivamente raccontata in patria in ben quindici libri ed è ampiamente insegnata nelle scuole danesi. E c’è pure un film, non proprio sconosciuto, intitolato Royal Affair (2012) che è valso al regista (danese anche lui) Nikolaj Arcel una nomination agli Oscar e un Orso d’Argento al Festival di Berlino.
Dalle parole di Dario Fo traspare piuttosto il rammarico di non aver avuto anche in Italia un “re pazzo”. “Noi, invece, abbiamo avuto i Savoia“, si lascia sfuggire il figlio Jacopo alla presentazione del libro. Cristiano VII, pur nella sua follia, fu un illuminato, un personaggio incredibile che, abolendo i privilegi della casta, “fece fare alla società scandinava un balzo in avanti verso la modernità”.
Temi oggi più che mai attuali, volendo anche un po’ grillini. Del resto lo stesso Fo non ha mai fatto mistero delle sue simpatie per il Movimento 5 Stelle, meritandosi persino una nomination, da Beppe Grillo in persona, alle Quirinarie del 2013.
E’ proprio la carica rivoluzionaria di Cristiano VII ad aver affascinato Dario Fo. E’ la figura del “folle” o del “matto” che già ricorre in molte sue opere teatrali quando occorre andare contro l’arroganza del potere e rivelare verità scomode. Altrettanto irresistibile gli è parsa la figura di un re che già alla fine del ‘700 “abolì la pena di morte, promosse il diritto di pensiero, liberò i servi della gleba e promosse cultura e istruzione”. Non senza pestare i piedi ai poteri costituiti, ovviamente.
A restaurare il vecchio ordine sarà infatti un colpo di Stato architettato dalla Regina Madre, con la conseguente morte del medico e l’esilio della principessa. Ma nonostante l’azione violenta portata dalla Regina, quegli ideali di libertà sopravviveranno grazie al giovane Federico, figlio del re e della principessa, che una volta salito al trono porterà avanti le riforme.
Il tutto ricostruito attraverso una lunga ricerca di testi, anche inediti, e raccontato attraverso i diari segreti dei protagonisti e le immagini dei ritratti dei personaggi, sempre opera di Dario Fo che ha già annunciato: “Ne faremo uno spettacolo teatrale”.