ROMA – “Triplo inganno”, il libro di Pino Nicotri sul mistero di Emanuela Orlandi appena uscito in libreria e già alla seconda edizione, è stato presentato a Roma, il giorno 22 alla biblioteca di Villa Leopardi di Roma, e l’evento è stato un piccolo successo. La sala era piena, oltre sessanta persone, l’esposizione e il dibattito col pubblico sono andati avanti senza sosta dalle 19,30 alle 22 passate.
Al di fuori della folta schiera di appassionati al caso e al mistero di Emanuela Orlandi, incatenati allo spesso fantasmagorico schermo tv di Chi l’ha visto?, la vicenda di Emanuela Orlandi, scomparsa una sera di giugno di oltre 30 anni fa e mai più ritrovata costituisce un caso giudiziario che intreccia politica, Chiesa e massmediologia.
Pino Nicotri, che segue il caso da sempre, ha utilizzato per il suo nuovo libro nuovi documenti inediti, ha intervistato testimoni mai sentiti, ha riletto vecchi e meno vecchi atti giudiziari. La realtà che emerge da “Triplo inganno” è talmente scottante che la Mondadori, dopo aver ponderato la decisione per quasi un anno, ha preferito non pubblicare il libro con l’argomento che non rientrava nella sua linea editoriale.
Alla presentazione non erano presenti invece né Pietro né Natalina Orlandi, fratello e sorella della Emanuela Orlandi la cui misteriosa scomparsa costituisce il tema centrale e dominante di Triplo inganno. In compenso c’erano alcuni tra i più stretti collaboratori di Pietro Orlandi nella gestione della sua pagina Facebook “petizione.emanuela”, che invano gli hanno chiesto di partecipare e a fine serata nessuno di loro ha avuto da ridire a quanto esposto da Pino Nicotri nel corso del dibattito.
Ha detto Pino Nicotri:
“Se fosse venuto almeno uno degli Orlandi forse sarebbe stato possibile spiegare il perché di una serie di loro affermazioni che sono contraddette dagli atti processuali e dalla realtà. E magari anche il perché dell’eccessivamente ingenuo dar corda, da parte quanto meno di Pietro, alla lunga serie di mitomani, impostori e “supertestimoni”, alcuni dei quali immediatamente sbugiardabili, che in questi 32 anni si sono alternati sotto i riflettori fino a trasformare in un show mediatico la tragedia della scomparsa di una ragazzina: Alì Agca, con le sue innumerevoli versioni, Sabrina Minardi, il telefonista della famosa telefonata anonima a “Chi l’ha visto?” del 12 settembre 2005, Maurizio Giorgetti, Luigi Gastrini, Marco Fassoni Accetti, Vincenzo Calcara…”.
Non si è fatto vedere alla presentazione nemmeno l’artista immaginifico Marco Fassoni Accetti, nonostante abiti a pochi passi dalla biblioteca e abbia voluto tenere banco qualche mese fa alla presentazione di un altro libro sul caso Orlandi, scritto dal giornalista Pino Nazio, che si autodefinisce “autore storico di “Chi l’ha visto?””. In quell’occasione l’artista ci ha tenuto a ribadire che a organizzare la scomparsa sia di Emanuela Orlandi sia di un’altra ragazzina, Mirella Gregori, è stato proprio lui, Marco Fassoni Accetti e che ovviamente il flauto da lui portato in dote a “Chi l’ha visto?” il 3 aprile dell’anno scorso è proprio quello di Emanuela Orlandi.
Presenti in sala anche un magistrato a suo tempo impegnato nelle indagini sul mistero Orlandi, il poliziotto in pensione Pasquale Viglione, che quando era in servizio ha raccolto le prime clamorose “confessioni” di Sabrina Minardi, che accusava Enrico “Renatino” De Pedis, a suo dire uno dei capi della banda della Magliana, del sequestro e dell’uccisione sia della Orlandi sia della Gregori. C’era anche Carla, la vedova di Enrico De Pedis. Il suo avvocato, Maurilio Prioreschi, a suo tempo difensore di Enrico De Pedis, è stato uno dei due presentatori del libro. L’altro era Armando Palmegiani, impegnato da qualche tempo a scivere libri, in tandem col giornalista Fabio Sanvitale, sui principali delitti italiani rimasti irrisolti.
Le domande di Pasquale Viglione hanno permesso all’avv. Maurilio Prioreschi di sfatare un altro mito: non è vero che quando De Pedis è stato ucciso, ai primi del ’90, doveva affrontare altri processi che non si sono conclusi con condanne solo perché decaduti per morte del reo. Nonostante la mole di libri e articoli, film e serie televisive che lo volevano pluriomicida e grande capo della mitica Banda della Magliana, in realtà Enrico De Pedis in tutti i processi è stato assolto. Non era certo uno stinco di santo, ma, almeno in base alle risultanze giudiziarie, neppure il grande criminale dipinto con insistenza grazie soprattutto alla tv e al libri che non sono mai stati capaci di esibire prove a supporto delle loro affermazioni.
Conclusione di Pino Nicotri:
“Sfrondati i miti e le chiacchiere, non sempre disinteressate, non resta che ammettere che Emanuela Orlandi è rimasta vittima del purtroppo assai frequente abuso sessuale con finale tragico per mano di persona a lei ben nota, della quale si fidava senza immaginarne le reali intenzioni. I documenti giudiziari dimostrano che il colpevole forse si sarebbe potuto individuare se non si fosse preferito fare imboccare alle indagini la fantasiosa pista del rapimento “politico”, sostituita 22 anni dopo dall’altrettanto fantasiosa pista del rapimento “malavitoso”. I due “rapimenti” avrebbero avuto entrambi comunque come fine ricattare papa Wojtyla per condizionarne le azioni, politiche prima e finanziarie dopo.
Con mia sopresa, e soddisfazione professionale, alla fine della serata non sono state poche le persone che mi hanno chiesto di non mollare l’osso e di continuare a indagare sul mistero di Emanuela Orlandi. Una richiesta che si affianca a molte altre già ricevute via Facebook da quando ho annunciato che dopo questo mio terzo libro sulla scomparsa di Emanuela non me ne sarei più interessato”.
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