I gesuiti riabilitano “Il potere e la gloria” di Greene, che fu proibito

ROMA – Con un po’ di ritardo, almeno settant’anni, Civiltà Cattolica, l’importante rivista dei gesuiti, riabilita Graham Greene e il suo capolavoro “Il potere e la gloria”. Il romanzo fu messo all’indice nel 1940, il Sant’Uffizio non gradì che il protagonista, un prete, fosse dipinto come ubriacone  e donnaiolo che addirittura ha messo incinta una povera messicana. Troppo impegnata a giudicare moralmente la figura del prete, la Chiesa non seppe valutare, oltre alla qualità letteraria eccelsa del romanzo, il suo eroismo e l’inattaccabile fede nel principi religiosi che gli costarono la morte.

Padre Federico Castelli, critico letterario di Civiltà Cattolica, parla ora di profondità e inquietudine per descrivere il cambiamento radicale del giudizio sul romanzo. Anche le parti che restano più discutibili comunque “riecheggiano i tempi, riproducono il ritmo del giallo, contrassegnate dal sense of humor”. Sense of humor di cui, in effetti, Greene è stato insuperato maestro. Lo stigma moraleggiante caduto sul prete costò al romanziere anche il premio Nobel della Letteratura nel 1961, stante la sua incorreggibile “preoccupazione monomaniacale riguardo alle complicazioni erotiche” (così i giudici svedesi). Scherzi del destino e rovesci della reputazione dello scrittore “cattolico” (famosa la sua conversione) più importante del secolo.

Gestione cookie