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“Mick Jagger? Aveva un pene piccolo”. Gli aneddoti di Keith Richards nella biografia “Life”

di Alberto Francavilla |20 Ottobre 2010 8:28

Keith Richards

Mick Jagger? Il “gallo cedrone” del rock britannico, sex symbol degli anni Sessanta e Settanta, ha, e naturalmente aveva anche ai tempi del massimo fulgore, un “pene piccolo”. Anzi, un “cazzettino” per usare le parole di Keith Richards, suo leggendario comagno di band. In “Life”, l’autobiografia del chitarrista dei Rolling Stones, Richards non è andato giù morbido con il suo “amico” Mick.

Richards ha parlato del libro in anteprima con la giornalista Caitlin Moran. L’intervista, pubblicata in Gran Bretagna sul Times di Londra, è stata tradotta in italiano dal sito Dagospia, che l’ha “rilanciata” in due puntate.

Dalla chiacchierata tra la Moran e Richards emergono tanti dettagli  della vita privata non solo di Richards ma di tante altre star della musica mondiale.

Il primo “bersaglio” è stato appunto Jagger. Per rendere ancora più “forti” le sue insinuazioni sulla scarsa virilità del cantante, Richards ha raccontato aneddoti che a lui erano stati confidati da Marianne Faithfull (ex “fiamma” di Jagger) e lo fa senza troppi giri di parole: “Mick aveva le palle grandi, ma non bastavano a riempire il vuoto”.

Quella di Richards è sembrata, a distanza di anni, una sorta di “vendetta fredda” nei confronti del suo vocalist: non era infatti un mistero che Jagger avesse una storia con Anita Pallenberg, la compagna proprio di Richards. Per “ripicca” allora Richards avviò una relazione proprio con la Faithfull, a suo modo di vedere “insoddisfatta” dal proprio compagno.

Un altro aneddoto curioso riguarda un “rivale” come il Beatle John Lennon. Dice Richards: “Quando usciva da casa mia difficilmente lo faceva in posizione verticale”. E un’altra volta “lo trovai piegato in bagno a fissare le mattonelle e mi chiedeva di non disturbarlo”. E poi Richards rivela di aver dato anche consigli più prettamente tecnici a Lennon: per esempio “cercai di insegnarli la postura che doveva assumere un chitarrista rock’n roll con lo strumento in mano”.

Altro leit motiv di una vita “eccessiva” è stato il rapporto “morboso” con la droga, che per Richards è stato un modo “per rimanere coi piedi per terra”. Oggi Richards racconta che per lui è stato un rimedio per non lasciarsi sopraffare dalla fama: “Mick aveva l’adulazione, io avevo la roba”. Altri, spiega invece Richards sono “morti per la fama”. Un esempio su tutti “Jimi Hendrix”.

Quella della droga è stata dunque una parentesi “indimenticabile” (nel libro ci sono tantissimi episodi in cui Richards ricorda di essere “strafatto”) ma ci sono delle cose che il musicista, ormai ultrasettantenne, non rifarebbe: “Guidare una Ferrari a Londra sotto effetto di Speedball”.

Infine non manca qualche spunto anche del Keith Richards “politico”. Pur professandosi “disinteressato” da questo punto di vista (“Non ho mai votato”), dice che non gli dispiaceva Bill Clinton: “Col sax era una frana, ma come persona lo prenderei a bordo in qualunque momento”.

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