Jezebel o Gezabele, simbolo di perfidia, mito che dura da 3 mila anni: ispirò Bette Davis, Carla Boni, Aznavour

di Sergio Carli
Pubblicato il 23 Giugno 2024 - 07:36
Jezebel o Gezabele, simbolo di perfidia, mito che dura da 3 mila anni: ispirò Bette Davis, Carla Boni, Aznavour

Jezebel o Gezabele, simbolo di perfidia, mito che dura da 3 mila anni: ispirò Bette Davis, Carla Boni, Aznavour

Una donna che da quasi tre mila anni è simbolo della perfidia e della spietatezza femminile: si chiamava Jezebeel o come si dice in italiano Gezabele. Personaggio della Bibbia, nemica ricambiata del profeta Elia, il suo mito sopravvive ai nostri giorni. 

A leggere la sua storia, viene immediato il paragone la sultana Safiye, perfida ottomana secondo alcuni di origine veneziana, secondo altri albanese, moglie del nipote di Solimano il magnifico: intrighi, ruberie e veleni erano il suo menù quotidiano.
Dalla canzone degli anni ‘50 (Aznavour e Carla Boni: Sembravi discesa dal ciel/ed eri/Jezebel, Jezebel,/simile a un angelo./La voce di un usignol,/Jezebel,/trascinò/l’anima credula./Demonio dagli occhi blu,/credere volle il cuor/a quella tua bocca/che dava la voluttá- fra i tanti) al sito internet a lei dedicato, Jezebel.com, attivissimo anche in questo momento.

Per completare il quadro: Jezabel è un romanzo di Irène Némirovsky del 1936.
Jezebel è un personaggio del film del 1990 Allucinazione perversa, diretto da Adrian Lyne.
Jezebel Jet è un personaggio dei fumetti DC Comics.
Jezebel “Jessie” Navodny è un personaggio del romanzo di Isaac Asimov Abissi d’acciaio.
Jezebel Ogilvie è un personaggio della serie televisiva Cape Wrath – Fuga dal passato.
Jezebel è il titolo originale di Figlia del vento, film del 1938 diretto da William Wyler con una favolosa Bette Davis nel ruolo.
Jezebel è un brano dei The Rasmus del 2022.
La vicenda vede protagonisti Jezebel e il marito Acab, re di un regno ebraico ed è ambientata verso l’850 a. C. (Acab, ma con la h di Achab, è anche il comandante del Moby Dick, il romanzo di Melville sul mitico cacciatore di balene). Era un mondo di pastori e contadini, ben lontano dallo sfarzo di altri regni mediorientali e da quello cui ci hanno abituato i secoli successivi.

Acab, re di Samarìa, aveva messo gli occhi su una vigna che era a Izreèl, vicino al suo palazzo e apparteneva a tale Nabot: «Cedimi la tua vigna; ne farò un orto, perché è confinante con la mia casa. Al suo posto ti darò una vigna migliore di quella, oppure, se preferisci, te la pagherò in denaro al prezzo che vale»fu la proposta di Acab.

Ma Nabot la respinse: “Mi guardi il Signore dal cederti l’eredità dei miei padri”.

La sera la moglie Jezebel- Gezabèle capì che qualcosa non andava e lui glielo disse.

Jezebel- Gezabèle, come racconta la Bibbia nel primo libro dei Re, lo rimproverò: «Tu eserciti così la potestà regale su Israele? Àlzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la farò avere io la vigna di Nabot di Izreèl!».
Ella scrisse lettere con il nome di Acab, le sigillò con il suo sigillo, quindi le spedì agli anziani e ai notabili della città, che abitavano vicino a Nabot. Nelle lettere scrisse: «Bandite un digiuno e fate sedere Nabot alla testa del popolo. Di fronte a lui fate sedere due uomini perversi, i quali l’accusino: “Hai maledetto Dio e il re!”. Quindi conducetelo fuori e lapidatelo ed egli muoia». 
Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i notabili che abitavano nella sua città, fecero come aveva ordinato loro Gezabèle, ossia come era scritto nelle lettere che aveva loro spedito. Bandirono un digiuno e fecero sedere Nabot alla testa del popolo. Giunsero i due uomini perversi, che si sedettero di fronte a lui. Costoro accusarono Nabot davanti al popolo affermando: «Nabot ha maledetto Dio e il re». Lo condussero fuori della città e lo lapidarono ed egli morì. Quindi mandarono a dire a Gezabèle: «Nabot è stato lapidato ed è morto». 
Appena Gezabèle sentì che Nabot era stato lapidato ed era morto, disse ad Acab: «Su, prendi possesso della vigna di Nabot di Izreèl, il quale ha rifiutato di dartela in cambio di denaro, perché Nabot non vive più, è morto». Quando sentì che Nabot era morto, Acab si alzò per scendere nella vigna di Nabot di Izreèl a prenderne possesso.

Ma avevano fatto i conti senza l’oste, nella fattispecie niente meno che il Padreterno il quale mise in pista il fido profeta Elia:

“Scendi incontro ad Acab, re d’Israele, che abita a Samarìa; ecco, è nella vigna di Nabot, ove è sceso a prenderne possesso. Poi parlerai a lui dicendo: “Così dice il Signore: Hai assassinato e ora usurpi!”. Gli dirai anche: “Così dice il Signore: Nel luogo ove lambirono il sangue di Nabot, i cani lambiranno anche il tuo sangue”. 

Acab disse a Elìa: «Mi hai dunque trovato, o mio nemico?». Quello soggiunse: «Ti ho trovato, perché ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi del Signore. Ecco, io farò venire su di te una sciagura e ti spazzerò via. Sterminerò ad Acab ogni maschio, schiavo o libero in Israele. Renderò la tua casa come la casa di Geroboàmo, figlio di Nebat, e come la casa di Baasà, figlio di Achìa, perché tu mi hai irritato e hai fatto peccare Israele. Anche riguardo a Gezabèle parla il Signore, dicendo: “I cani divoreranno Gezabèle nel campo di Izreèl”. Quanti della famiglia di Acab moriranno in città, li divoreranno i cani; quanti moriranno in campagna, li divoreranno gli uccelli del cielo».
In realtà nessuno si è mai venduto per fare il male agli occhi del Signore come Acab, perché sua moglie Gezabèle l’aveva istigato. 

Jezebel-Gezebele non era ebrea ma fenicia, figlia del re di Sudone, quindi adoratrice del Dio Baal. Per questo, come spiega la Bibbia, “commise molti abomini, seguendo gli idoli, come avevano fatto gli Amorrei, che il Signore aveva scacciato davanti agli Israeliti”.

E viene il momento della resa dei conti, raccontato nel secondo libro dei Re 2Re9,

Acab morì in battaglia. Salirono sul trono il figlio di Acab prima e poi il genero ma alla fine prevalse Ieu o Jehu (da cui il romanzo di Dumas Les Compagnons de Jehu ispirato alle imprese della Compagnie de Jehu, banda di assassini realisti nella Francia post Robespierre).

E siamo alla fine della perfida Jezebel. Racconta il libro dei Re che alla notizia dell’arrivo nella capitale di Ieu, Gezabele si truccò gli occhi con stibio, si acconciò la capigliatura e si mise alla finestra. Mentre Ieu entrava per la porta [della città], gli domando: “Tutto bene, o Zimri, assassino del suo padrone?”. 

Ieu alzò lo sguardo alla finestra e disse: “Chi è con me? Chi?”. Due o tre eunuchi si affacciarono a guardarlo. 

Ieu disse: “Gettatela giù”. La gettarono giù. Il suo sangue schizzò sul muro e sui cavalli. Ieu passò sul suo corpo, poi entrò, mangiò e bevve; alla fine ordinò: «Andate a vedere quella maledetta e seppellitela, perché era figlia di re». 

Andati per seppellirla, non trovarono altro che il cranio, i piedi e le palme delle mani. Tornati, riferirono il fatto a Ieu, che disse: ‘Si è avverata così la parola che il Signore aveva detta per mezzo del suo servo Elia il Tisbita: Nel campo di Izreèl i cani divoreranno la carne di Gezabele. E il cadavere di Gezabele nella campagna sarà come letame, perché non si possa dire: Questa è Gezabele’.”