“Le mani sulla città”: Milano, i boss e la politica

La copertina

MILANO – I boss, la ‘ndrangheta, i legami tra malavita e politica serpeggiano a Milano. Per Chiarelettere lo raccontano Gianni Barbacetto e Davide Milosa nel libro  “Le mani sulla città – I boss della ’ndrangheta vivono tra noi e controllano Milano”.

Si parla di promesse di appalti da dare ai clan in Lombardia in cambio di appalti elettorali, di 17 capi in competizione per spartirsi il territorio nella Regione guidata da Roberto Formigoni. Spunta anche il nome di Ignazio La Russa, ministro della Difesa in un’informativa.

Ecco un estratto del libro pubblicato dal Fatto quotidiano: ” il 10 aprile 2008, viene organizzata la festa elettorale alla discoteca Lime Light. Alla spicciolata arrivano tutte le stelle del Popolo della libertà. Per ultimo fa il suo ingresso, tra gli applausi, Silvio Berlusconi. Si guarda in giro, saluta, sorride, stringe mani. Già pregusta la vittoria politica. Anche La Russa è soddisfatto nella tiepida serata milanese. Berlusconi gli ha già promesso nientemeno che il ministero della Difesa. Non sa che il giorno dopo quella esaltante festa di fine campagna elettorale la polizia deposita alla Direzione distrettuale antimafia di Milano un’informativa sui rapporti tra la ’ndrangheta e i politici milanesi, in cui compare anche il suo nome. È poco più d’una paginetta, datata 11 aprile 2008 e scritta su carta intestata della Squadra mobile di Milano. Vi si legge: “Il deputato Ignazio La Russa, attraverso un suo diretto familiare e tale Clemente, socio di una nota discoteca sita in zona Porta Ticinese, avrebbe fatto contattare Salvatore Barbaro al quale i due avrebbero chiesto un intervento della sua famiglia su tutta la comunità calabrese presente in provincia di Milano, al fine di far votare alle prossime consultazioni elettorali la lista del Popolo della libertà”. Chi è Salvatore Barbaro? È il giovane e rispettato boss di Buccinasco, erede di Rocco Papalia, uno dei capi storici della ’ndrangheta in Lombardia, di cui ha sposato la figlia Serafina detta Sara. “Salvatore Barbaro si sarebbe impegnato attivamente con il massimo interessamento su tutta la comunità calabrese”, scrivono i segugi della Squadra mobile di Milano, “garantendo che i voti sarebbero andati sicuramente alla lista del Popolo della libertà””

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