Libri, Ponturo: "L'odio, una storia d'amore"

ROMA, 10 GIU – Emanuele Ponturo, L'odio. Una storia d'amore (Fermento, 13 euro, pp 110). Che l'odio fosse l'altra faccia dell'amore e' una affermazione dal valore reciproco e comunemente riconosciuta. A riproporla sotto forma di romanzo asciutto, essenziale, e' Emanuele Ponturo, autore di racconti pubblicati in varie antologie e giunto al suo primo romanzo. Avvocato penalista, Ponturo ha ripreso una storia vera di quelle tante che si svelano nelle aule giudiziarie e – rimaneggiandola, sviluppando alcuni aspetti, approfondendo taluni passaggi psicologici o psicanalitici – ne ha scritto un breve libro. Dal titolo, appunto, efficace ''L'odio. Una storia d'amore'', pubblicato dalla Fermento.

Stefano era innamorato di Barbara, la sorella maggiore del suo amico di scuola che frequenta lo stesso istituto e per lei avrebbe fatto qualunque cosa. Al contrario di lei che lo considerava un ragazzino stupido e che malignamente come tale lo ha trattato – e sacrificato – quando li hanno scoperti insieme a fumare una droga leggera nel bagno dei maschi. Stefano, figlio di un uomo violento e una madre gravemente malata, viene sospeso e si allontana definitivamente dalla scuola. Il suo e' anche e soprattutto l'allontanamento da Barbara. Le sue menzogne nell'equilibrio fragile dell'adolescente, bruciano, sono indelebili. Ricaviamo da qualche riga sparsa qua e la', che ha lasciato l'Italia, che ha fatto il corriere di droga e tanti altri mestieri, infine arriva a Londra. Sono passati anni, nella sua testa l'amore ha compiuto una lenta rivoluzione su se stesso e, appunto, mostra l'altra faccia. Ma non in modo consapevole.

Sente di dover tornare a Roma, alla Magliana dove ha vissuto da bambino fino a quando non scomparve. Ed e' qui che incontra Monica, che di Barbara non ha nulla, se non una leggera somiglianza. Ma per lui non importa e comincia a inviarle lettere segrete fino a quando anche lei, altrettanto fragile, non si sente attratta dallo sconosciuto innamorato. Fino all'epilogo che non sveliamo.

Il romanzo non entra profondamente nei personaggi, ci passa sopra, a volte intorno come un uccello; il lettore ricava da frasi lasciate apparentemente a caso, il passato e dunque quello che e' dentro i protagonisti. Ma quasi basta, e cosi' il libro diventa una ricostruzione, un piacevole cercare per capire e sapere. L'abbozzo carino di una vicenda molto piu' grande, struggente e patologica.

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