Lo scrittore Nick Hunt a caccia dei 4 venti: Helm, Bora, Föhn e Maestrale

Lo scrittore Nick Hunt a caccia dei 4 venti: Helm, Bora, Föhn e Mistral
Lo scrittore Nick Hunt a caccia dei 4 venti: Helm, Bora, Föhn e Mistral

ROMA – Entrando in libreria, probabilmente troverete questo testo negli scaffali dedicati alla narrativa di viaggio; e non potrebbe essere altrimenti, perché “Dove soffiano i venti selvaggi” è il resoconto di un cammino che Nick Hunt – viaggiatore e scrittore appassionato – compie all’inseguimento di quattro tra i venti più impervi che soffiano in Europa: l’Helm, la Bora, il Föhn ed il Mistral.

L’idea è semplice, e le vie da seguire quelle tracciate dai venti: “Lo Helm mi avrebbe condotto nel Nord dell’Inghilterra, sulle cime più alte dei Pennini che formano la dorsale del paese. La Bora mi avrebbe guidato dall’Italia verso sudest lungo la costa dell’Adriatico, attraverso Slovenia e Croazia, tra le montagne ed il mare. Il Föhn mi avrebbe accompagnato in un piccolo percorso sinuoso attraverso la Svizzera, quindi a tagliare per il minuscolo Liechtenstein fino al cuore delle Alpi. E il Mistral mi avrebbe portato lungo la valle del Rodano nel Sud della Francia fino al Mediterraneo, origine e destinazione di molti altri venti.” (pagina 22).

Quattro sono i capitoli, uno per ogni vento, arricchiti da alcune mappe che riportano i cammini percorsi dall’autore; dettaglio quest’ultimo che parrebbe di secondaria importanza ma che invece consente una migliore fruizione dell’esperienza raccontata nel libro. “Che la strada ti si faccia incontro. Che il vento ti soffi sempre alle spalle…” si legge nell’epigrafe ad inizio libro, e per quanto ci si possa sforzare di leggerlo in questa prospettiva, cercando cioè di non farlo strabordare dai confini del genere che propone, ci si accorge che il testo va autonomamente ben oltre sé stesso, verso l’intreccio con la narrativa, la politica, l’arte, le storie e le credenze popolari del vecchio continente.

Nel primo capitolo è l’Helm il vento che Hunt va cercando, e per trovarlo decide di raggiungere, a piedi, il Cross Fell, ovvero il punto più alto dei Pennini, in Gran Bretagna, dove passa soffiando con forza incredibile. È autunno quando s’incammina dalla città di Penrith. Percorre nel totale più di quaranta chilometri, tra leggende di demoni e storie di santi, fino ad arrivare al rifugio di Greg’s Hunt, sulla cima, dove attende di vedere la Barra di Helm, una “lunga nuvola bianca, piatta e liscia nella parte inferiore, che galleggia sopra la cresta dei monti in un cielo per il resto sgombro” (pagina 28) che annuncia l’arrivo del vento. Ma ogni sforzo si va a perdere, perché l’Helm tace e l’occasione sfuma: “Avevo fallito l’appuntamento con il mio primo vento. Avrei trovato gli altri?” (pagina 69).

Ed effettivamente già nel secondo capitolo le cose ad Hunt vanno decisamente meglio. Ah, la Bora, “che prende il nome da Borea, il dio dell’inverno dalla barba di ghiaccio” (pagina 77). Questa volta siamo a gennaio, pieno inverno, Italia, Trieste, con tutta la sua storia che l’autore riassume nei tratti più salienti. È da qui che decide di partire dopo aver atteso invano per una settimana la Bora soffiare; e questa volta l’itinerario è di quelli che rivolgono lo sguardo alla grande storia: la città di Rijeka (Fiume) di dannunziana memoria, Senj in Croazia alle pendici delle Alpi Dinariche, e poi giù, lungo il Mar Adriatico con la memoria ai conflitti che misero a ferro e fuoco la ex Jugoslavia negli anni novanta, fino a Split (Spalato) dove finalmente arriva ed incontra la Bora: “La avvertivo sulla pelle, mi congelava la faccia, mi tempestava gli occhi. Avevo le ciglia coperte di brina, la barba rigida di ghiaccio. Feci l’errore di sfilarmi i guanti e le dita cominciarono a dolermi al punto che sembrava me le avessero schiacciate in mezzo a una porta”. (pagina 145) .

Dopo l’Inghilterra, la Slovenia e la Croazia arriva il momento della Svizzera; il capitolo è il terzo, protagonista il Föhn, un vento caldo e asciutto tipico della regione alpina. Il viaggio inizia a marzo da Zurigo e finisce a Ginevra; nel mezzo tutto un lungo percorso che dal lago di Costanza segue la valle del Reno, dal principato di Liechtenstein ai passi ancora innevati delle Alpi (che costringono Hunt a percorrere un tratto di via in treno fino alla stazione di Goschenen). E poi il lago di Uri, Altdorf, Brunnen, la città di Meiringen (famosa per la sua produzione di meringhe e per essere il luogo dove trovò la morte Sherlock Holmes) fino a raggiungere Fully nel Canton Vallese. Sono le storie dei grandi incendi provocati dal Föhn ad occupare molte delle testimonianze che l’autore incontra lungo il suo cammino. Disastri talmente devastanti al punto che il Föhn si è guadagnato l’appellativo di “Vento del Diavolo”. Ma non solo; c’è anche spazio per la suggestione e narrazione popolare, che associa una serie di disturbi psicologici, come ansia, irritabilità, depressione, letargia e stanchezza, al soffio caldo di questo vento.

Dicevamo Ginevra, ultima tappa del viaggio. Ma qui è già il tempo per tracciare l’ultima rotta, quella del Mistral nel Sud della Francia. È il quarto capitolo, l’ultimo, il “vento della follia”, il Mistral: “Faceva impazzire la gente, la rendeva rabbiosa, stressata, irrazionale” (pagina 236). Dei quattro che l’autore insegue è quello che si fa raggiungere con più facilità: “Non ci volle molto a trovare il Mistral. Appena scesi a Valence mi colpì sul lato della faccia rivolto a nord.” (pagina 227). E Valence è solo la prima tappa di quest’ultimo viaggio, che tra i sentieri del “Camino de Santiago”, e lo scorrere del fiume Rodano, tocca molte città: Viviers, Saint-Martin d’Ardèche con all’orizzonte il Monte Ventoso – detto il “gigante della Provenza” – Orange, l’antica città papale di Avignone, Arles, dove Van Gogh ha trovato ispirazione e dipinto molte delle sue opere più importanti, come ad esempio “Notte stellata sul Rodano”, fino ad arrivare alla Crau, sterminata steppa desolata e misteriosa che guarda al Mar Mediterraneo. È questa la terra dove Hunt può sentire veramente il Mistral, ad un passo dal mare, sotto un albero nel mezzo del vuoto dove trascorse la notte: “Lì, più che in qualsiasi altro posto si rivelava lo scopo del mio viaggio. Avevo colto il vento della follia all’aperto, dove nessuno dei due poteva nascondersi” (pagina 279).

C’è poi un “Epilogo” a fine libro, la rivincita dell’autore; questa volta “la Barra è in cielo”: “Lo Helm mi prende a cannonate, mi percuote con formidabile raffiche irregolari, e percorrere cenÖo metri richiede una quantità di tempo così enorme da sembrare irreale, come se il tempo fosse stato risucchiato via insieme con l’aria” (pagine 290).

“Dove soffiano i venti selvaggi. Un viaggio all’inseguimento di Helm, Bora, Föhn e Mistral”, di Nick Hunt, Neri Pozza, pp. 295, € 17,00

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