“Opus Gay” di Ilaria Donatio: il difficile rapporto tra omosessuali credenti e Chiesa

Pubblicato il 17 Dicembre 2010 - 05:00 OLTRE 6 MESI FA

Opus Gay

“Padre, vorrei confessarmi. Sono gay”. “Anch’io”. Questo dialogo è realmente avvenuto, una domenica di Pasqua, nel chiuso di un confessionale nella basilica di San Pietro, in Vaticano. Protagonosta Ilaria Donatio, giornalista, credente ed eterosessuale. Donatio ha svolto un’inchiesta sul rapporto tra la Chiesa cattolica e l’omosessualità, che ha poi raccolto in un libro dal provocatorio titolo “Opus gay”, edito da Newton Compton e presentato nella serata di giovedì 16 dicembre a Roma presso la sede dei Radicali.

“Non c’é nulla di sbagliato nell’amore, quando è tra adulti consenzienti” le dice il sacerdote nel confessionale, prima di impartirle l’assoluzione. L’autrice ha girato varie chiese e parrocchie, cercando di capire come i sacerdoti reagiscono ai credenti che chiedono aiuto perché non sanno come conciliare la fede con la loro identità sessuale, con il loro desiderio di vivere e amare una persona dello stesso sesso.

Come Natascia Esposito, “innamorata” di Gesù sin da bambina ma allo stesso tempo lesbica “sin da quando avevo sei anni” anche se non ne era consapevole. Ora vive con la sua compagna e hanno una bimba di un anno, ma da ragazza voleva farsi suora. “Mi sento completamente accompagnata da Dio”. La vita non è facile in Italia per gli omosessuali credenti, ma Gianni Gennari, ex prete che cura una rubrica quotidiana su “Avvenire”, invita a “non cercare a tutti i costi la benedizione dei vescovi, uscire dalla nevrosi clericale e obbedire invece alla propria coscienza”.

“Conosco unioni omosessuali tenere e rispettose, più pulite di tanti matrimoni – afferma – non hanno bisogno della benedizione di nessuno”. Ma “un omosessuale non può diventare sacerdote – conclude Donatio – e non può neppure sposarsi. Che scelta ha?”.