ROMA – Raccolti in un libro i ricordi di Amal bin Laden, quarta moglie di Osama, in cui per la prima volta ha parlato dell‘attentato dell’11 settembre e della morte del terrorista di al-Qaeda, ucciso in un raid notturno dalle forze speciali della Marina statunitense.
Amal bin Laden, la quarta e più giovane moglie di Osama, lo “sceicco del terrore” in cima alla lista USA dei più ricercati per oltre un decennio, ha raccontato della notte in cui è stato ucciso, il 2 maggio 2011, in un compound ad Abbottabad, in Pakistan.
Cathy Scott-Clarke e Adrian Levy hanno raccolto i ricordi della donna in un libro “The exile: the flight of Osama bin Laden” (L’esilio: la fuga di Osama bin Laden) di cui il Sunday Times UK, ha pubblicato uno stralcio.
Insieme ad Amal e ai suoi 6 figli, in casa vivevano la seconda moglie Khairiah e la terza, Seham, con il figlio Khalid, 22 anni. La prima moglie Najwa lo aveva sposato da adolescente e avevano avuto 11 figli ma lo aveva lasciato 2 giorni prima degli attacchi terroristici dell’11 settembre. Il 1 maggio 2011, dopo aver cenato e pregato, bin Laden andò a dormire e Amal era accanto a lui. All’esterno, le strade erano buie a causa di una carenza di elettricità, fatto abbastanza frequente nella zona ma, verso mezzanotte, la donna si svegliò turbata. Sentì un rumore, dei colpi e credette di vedere delle ombre che si muovevano dietro la finestra. Bin Laden si alzò, guardandosi intorno spaventato:”Gli americani stanno arrivando”, disse, ansimando. Poi ci fu un boato che scosse la casa.
Si strinsero l’uno all’altro e strisciarono verso il balcone. “Era una notte buia, senza la luce della luna, non si vedeva niente”, afferma Amal.
Sul prato, nascosti, c’erano due elicotteri Black Hawks e 24 Navy Seal, si muovevano furtivamente per raggiungere il compound. Dal balcone del secondo piano, Seham e Khalid potevano vedere gli americani che si avvicinavano.
Bin Laden ha chiamato suo figlio affinché lo raggiungesse e, ancora in pigiama, Khalid ha afferrato un AK-47, che Amal sapeva di non aver più usato da quando aveva 13 anni.
Amal e Seham confortavano i bambini che piangevano spaventati, tutti corsero verso l’ultimo piano; poi, mentre i Navy Seals superavano il cancello e raggiungevano la casa, ci fu un’esplosione. “Vogliono me, non voi” disse bin Laden e obbligò la famiglia a scendere. Ma le figlie più grandi, Miriam e Sumaiya si nascosero sul balcone del secondo piano e a scendere furono solo Seham e il figlio Khalid. Amal, bin Laden e il figlio Hussein, rimasero nella camera e pregavano. La donna ha riferito di aver capito che qualcuno della loro cerchia li aveva traditi.
Al piano superiore, Amal, Osama e il loro giovane figlio Hussein rimasero in camera e pregavano. I Seals a quel punto erano in corridoio e sfondavano una porta bloccata per poi dirigersi al piano superiore; Sumaiya e Miriam si precipitarono contro i Navy Seal, ma furono sbattute contro un muro da un uomo che parlava arabo.
Robert O’Neill passò davanti a loro e entrò nella stanza: Amal era di fronte al marito, andò verso il Seal e mentre gli altri entravano, fu colpita a una gamba da una pallottola.
Amal, stando al suo racconto, avvertiva un dolore lancinante, cadde sul letto e svenne. O’Neill, sparò per primo a Osama, in seguito descriverà il momento, pensando che “lo sceicco del terrore” stesse morendo. I Seals sparavano colpi verso Osama e nel frattempo Amal si riprese, chiuse gli occhi e rallentò il respiro.
Il piccolo Hussein, che aveva assistito a tutto, è stato afferrato da un Seal e, sempre secondo Amal, gli è stata buttata in faccia dell’acqua. Amal, quando i Seals presero Miriam e Sumaya chiedendo di identificare il corpo di Osama, rimase immobile. Miriam disse un nome falso, ma Sumaiya replicò: “Di’ la verità, non sono pakistani”. “E’ mio padre, è Osama bin Laden”, affermò a quel punto la giovane. Safiyah, all’epoca 11enne, quando fu afferrato da un Seal chiedendo che indentificasse l’uomo, scoppiò in un pianto dirotto e confermò che era suo padre.
Le forze speciali USA, successivamente, trascinarono il corpo di bin Laden al piano sottostante, racconta Amal, e la sua testa sbatteva sulle scale; la salma del terrorista fu caricata su un elicottero. Il corpo, le cui foto non furono mai rese pubbliche, fu poi caricato a bordo della portaerei Carl Vinson e gettato al largo del mar Arabico.