Pandemia e oltre, “Il senso umano delle cose”: 12 saggi sul dopo Covid e la nuova transizione epidemiologica

Oltre la pandemia, “Il senso umano delle cose”: è un libro importante, totalmente immerso nella contemporaneità

Una raccolta di saggi ancorata ai problemi del presente, uno sforzo intellettuale per ripensare la società oltre la pandemia.

Non propriamente un libro per tutti, richiede un certo grado d’impegno. Ma porta in dote al lettore una varietà di analisi capaci di stimolare un dibattito delle idee assai utile, soprattutto in questi tempi.

“Abbiamo sentito quanto fosse necessario metterci insieme”, scrivono nell’introduzione, la curatrice del volume, Francesca Zappacosta, e Ernesto Longobardi, “unire i nostri diversi saperi, per provare a rispondere alle tante domande che si affacciavano, in noi e attorno a noi”.

Scorrendo l’elenco dei dodici autori e delle loro competenze, si intuisce, già prima di cominciare a leggere il libro, che si ha tra le mani un lavoro articolato.

La pandemia è il piano lungo il quale si estende tutto il materiale raccolto, ma è ben chiaro che la riflessione complessiva va oltre.

I temi trattati sono molti. E siccome, pur nella loro autonomia, si reggono l’un con l’altro, è opportuno utilizzare per questa recensione il metodo dello chef di giuria, qualche assaggio qua e là  per farsi un’idea di quel che c’è nel piatto.

Il libro si apre con due capitoli che prendono di petto il tema della pandemia dal punto di vista scientifico.

Pagine molto utili, perché aiutano il lettore ad inquadrare i problemi nella giusta prospettiva. COVID – 19  viene inserito in una più ampia riflessione che introduce nel complesso mondo dei virus e in quella che gli epidemiologi chiamano “nuova transizione epidemiologica” (p.13).

“Uno studio epidemiologico di Smith e collaboratori condotto su scala globale ha registrato l’insorgenza di 12.102 epidemie nel mondo tra il 1980 e il 2013, causate da 215 diverse malattie” (p.13).

“Per quanto riguarda il nostro paese, dove la ricerca è stata fortemente depotenziata, le speranze per contrastare la pandemia sembrano riposte quasi esclusivamente sui vaccini sviluppati da altri” (p.40).

Dalla scienza all’economia ed alla politica, il passo è breve.

Terzo e quarto capitolo, “Ipotesi sulla crescita e sul futuro del capitalismo” e “Di fronte ai vincitori globali: l’esigenza di una nuova politica”, sono i titoli. Due porzioni del libro corpose, che scavano nel profondo dei modelli economici e politici che caratterizzano la nostra società. 

“In un contesto che vede una radicale riorganizzazione della società, il capitalismo digitale, oggi, è proprietario non dei mezzi di produzione ma delle infrastrutture essenziali della società. La sua scommessa non è tanto sulla crescita, quanto sul controllo globale” (p.56).

“Per quanto riguarda, invece, le pratiche politiche concrete, dopo che il XX secolo si è portato via i vecchi partiti, i vecchi sindacati, la vecchia politica, nuove forme di resistenza e rifiuto sono emerse – a livello locale, nazionale, sovranazionale –, ma sono frammentate e discontinue, in certe fasi crescono impetuosamente e poi sembrano scomparire. Il capitalismo, nella sua faccia filantropica, conta invece su una forte e ramificata organizzazione internazionale. La sfida sembra impari. Ma la storia riserva sorprese” (p.82).

A questo punto, dopo che i primi quattro capitoli hanno delineato lo spazio dentro al quale il libro si muove, arriva il momento delle sezioni più specifiche. Sono tutti temi centrali quelli che vengono sviscerati.

L’innovazione tecnologica e la trasformazione del mondo del lavoro…

“Le aziende che si salveranno dalla crisi e le nuove che nasceranno aumenteranno a dismisura i livelli di automazione, inserendo nella struttura produttiva i primi livelli di tecnologia legata all’intelligenza artificiale. Siamo solo agli albori di un’accelerazione che stavolta investirà in larga misura le professioni amministrative, impiegatizie e le fasce dirigenziali. Lo schema novecentesco è arrivato alla fine della sua sostenibilità” (p.103).

Come cambia la scuola dopo la pandemia

“La didattica a distanza ha bruscamente riportato ognuno nel luogo da cui proveniva e ripristinato quelle differenze discriminanti che in parte la scuola riusciva a superare, in parte fingeva di non vedere ma che, poi, andavano spesso a incrementare i numeri della dispersione scolastica” (p.136).

Il divisivo problema dell’immigrazione… 

“In Europa occorre disegnare una nuova politica e una legislazione strutturata in materia di accoglienza che, in primo luogo, ponga fine alla disumanità dei campi di reclusione in Libia e alle stragi ai nostri confini, ma guardi anche al futuro, prevedendo misure di integrazione a lungo termine. È il terreno di un’ampia battaglia culturale sul diverso da sé e sul concetto di uguaglianza degli esseri umani” (p.109).

Il preoccupante fenomeno del “nazionalismo esclusivista populista”… 

“La Brexit e la deriva del diritto pubblico ungherese ci dimostrano che la narrazione nazionalista-populista-esclusivista può mettere in difficoltà o eliminare direttamente le istituzioni della democrazia costituzionale” (p.130).

Lo stringente rapporto tra città e pandemia… 

“Quello che la crisi sanitaria ha messo più in discussione è il rapporto tra individui e società, tra le libertà individuali e l’interesse generale; per ripartire, e costruire nuove strade, è necessario prendere atto delle criticità e agire per risolverle, attraverso un cambiamento radicale che non si rassegni a un ritorno allo stato precedente; possiamo provare a trasformare la città e lo spazio pubblico recuperando uno slogan diffuso in Cile durante le manifestazioni dell’autunno del 2019: ‘Non torneremo alla normalità, perché la normalità era il problema’” (p.163).

Ed infine pandemia e psiche…

“Dunque una psichiatria non solo riparativa, che curi le persone per riconsegnarle a un destino non modificabile e spesso drammatico, ma piuttosto una psichiatria trasformativa, politica dunque, che le metta in condizione di migliorare se stesse e la realtà circostante: «Una lotta, senza armi, soltanto rivoluzione del pensiero e parola»” (p.180).

In totale i capitoli di questo saggio sono dieci. Non è da intendersi come un lavoro definitivo. “Il volume si propone come un primo strumento, un inizio di ricerca, alla luce della pandemia e al di là della pandemia, per un cambio di paradigma sociale e umano” (p.3).

Tuttavia, c’è qualcosa che rende questa raccolta anche compiuta. Probabilmente è il carattere politico che la pervade, questa sua vocazione propositiva che non la confina nel campo delle analisi ma la spinge oltre, dentro alle possibili soluzioni dei problemi. Lo stare su questo punto, in equilibrio tra approfondimento e prospettiva è la caratteristica che più di altre spicca da questa lettura. 

Forse però, il cuore del libro è altrove. Sta nello sforzo di tenere uniti i diversi punti di vista; come dice la stessa curatrice dell’edizione Francesca Zappacosta, “un filo rosso li unisce: il necessario pieno recupero del senso umano”.

“Il senso umano delle cose. Ripensare la società oltre la pandemia”, a cura di Francesca Zappacosta, L’Asino d’Oro, pp. 195, € 18,00  formato cartaceo, € 8,00 formato digitale.

 

 

 

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