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Premio Strega a Mondadori-Einaudi. Mirella Serri: quando Rcs sarà di Berlusconi..

di Gianluca Pace |3 Luglio 2015 10:45

(foto Ansa)

ROMA -Dietro le quinte del Premio Strega edizione 2015, premio letterario molto ambito e combattuto, spesso con psicodrammi, in scena a Roma dal 1947,  vinto quest’anno da Nicola Lagioia con il romanzo “La Ferocia” l’occhio di Mirella Serri ha colto per la Stampa retroscena che fanno capire come funziona l’industria letteraria. Si è trattato, spiega, di “un risultato al di sopra di ogni più rosea previsione” ma, dopo l’annuncio, c’è stato un guizzo di emozioni: “Lagioia è salito sul palco disteso, senza la solita aria sempre un po’ feroce come il titolo del suo libro. E ha subito offerto un fuori programma: un bacio alla moglie alla moglie Chiara, chiamata a brindare con lui, senza la quale, ha detto «questo libro forse non ci sarebbe stato». L’autore dell’impietosa descrizione dell’ascesa e decadenza di una famiglia del Sud ha poi trangugiato a sua volta il rituale sorso del liquore dorato che dà il nome alla gara romana”, il liquore Strega, prodotto dalla Strega Alberti di Benevento.

Qui il racconto di Mirella Serri entra nel vivo: “A presiedere lo spoglio dei voti è stato Francesco Piccolo, il vincitore dello scorso anno. Gli Amici della domenica, ovvero i grandi elettori del premio, hanno deposto la loro scheda nell’urna, virtuale o cartacea, in 368 su 470 aventi diritto. A garantire la tensione e ad azzerare tutte le indicazioni della vigilia ha contribuito la rivoluzione di primavera dello Strega. In questo ultimo match, infatti, si è votato secondo la tradizione con una sola scelta, ma per la rosa dei finalisti si dovevano invece esprimere tre preferenze. Impossibile dunque sapere in anticipo come sarebbe andata a finire. Da mesi, vincitrice annunciata era Elena Ferrante, scrittrice (o scrittore) invisibile, che si nasconde dietro un nom de plume. Al Ninfeo di Valle Giulia, dove tradizionalmente si svolge la premiazione, il suo sponsor al premio, Roberto Saviano, era assente: la casa editrice E/O ha organizzato quindi per l’occasione un tavolo di sole donne, forse per ribadire simbolicamente l’appartenenza al genere femminile della candidata senza volto (si fa il nome di Anita Raja, la moglie di Domenico Starnone). Lagioia ha potuto surclassare la romanziera «napoletana» cumulando le schede della galassia Mondadori-Einaudi. A Segrate hanno concentrato tutte le forze sul narratore pugliese, mentre Genovesi si è portato a casa lo Strega Giovani. Il nucleo direttivo del premio non aveva, invece, mai nascosto il suo gradimento per la Ferrante: Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci che organizza la gara, aveva caldeggiato l’affermazione della sua Storia della bambina perduta per il carattere popolare della narrazione, in procinto di diventare una serie tivù (prodotta da Fandango e da Rai Fiction) con la sceneggiatura di Francesco Piccolo. L’intenzione era anche di restituire un’immagine del certamen capitolino non più dominato dai potentati dell’editoria. Per questo il nuovo statuto della manifestazione romana prevedeva anche il ripescaggio di una piccola casa, se tra i finalisti vi fossero stati solo grandi editori. Non ve ne era stato bisogno, poiché il racconto della misteriosa narratrice si era conquistato da solo il suo posto in cinquina arrivando terzo. A determinarne la sconfitta ha probabilmente contribuito il fatto che questo romanzo era il quarto e ultimo appuntamento della saga L’amica geniale: una storia, quindi, considerata un déjà-vu, già raccontata nei libri precedenti. Oppure – è un’altra ipotesi sui retroscena della competizione – le major dell’editoria, sollecitate dalla direzione del premio, avevano inizialmente accettato di fiancheggiare la partita Ferrante. Ma si sono ritirate temendo la prepotente avanzata in libreria della quadrilogia ferrantesca. Anche nel round iniziale, dunque, Lagioia si era posizionato primo mentre al secondo posto della cinquina c’era Covacich con il suo romanzo dedicato a Pippa Bacca, l’artista stuprata e uccisa in Turchia. Lo scrittore triestino, che con linguaggio secco denuncia incredibili violenze – come un safari che ha per vittime degli esseri umani -, nella contesa finale ha potuto usufruire dell’appoggio della Bompiani e della Rizzoli. La maggioranza dei votanti comunque ha scommesso su Lagioia, il David Lynch del Meridione che denuncia malaffare e corruzione e crea, come è stato detto, una sorta di Buddenbrook del Sud. Pure nel prossimo anno le sorprese non mancheranno: cosa accadrà se si realizzerà l’acquisizione da parte della Mondadori della Rcs libri? Il futuro del premio è legato ai grandi sconvolgimenti in atto.
Nella cronaca di Mauretta Capuano per l’agenzia Ansa, dettagli e nomi che spiegano più di un trattato perché in Italia alla fine tutto finisce a tarallucci e vino: “La proclamazione del vincitore è avvenuta senza la consueta arena di pubblico, giornalisti e fotografi sotto il palco e sono mancate anche le stravaganti mise delle signore della nobiltà romana. Un’altra novità nel Premio Strega, che quest’anno ha rivoluzionato le sue regole con l’espressione non più di un voto ma di tre per la cinquina, è stata la scenografia con una pedana di plexiglass e lettere colorate rosse al centro del Ninfeo”. Arriviamo al sublime: “Ai tavoli il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, che nell’ultimo Premio Strega prima della probabile fusione del gruppo Mondadori-Rcs, la cosiddetta ‘Mondazzoli’, ha sottolineato: “Comunque vada la vicenda il Premio resterà lo stesso. I problemi sono altri, trust, eccetera, non lo Strega”. Tra i big dell’editoria Paolo Mieli, Gian Arturo Ferrari e, seduti ai tavoli, Stefano Rodotà, Luigi Abete, Dacia Maraini, Melania Mazzucco, Sandro Veronesi, Maria Rita Parsi, Geppi Cucciari e anche Roberto D’Agostino. Assenti il sindaco di Roma Ignazio Marino e il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti”.
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