Sunday Poets: La Stampa premia i “poeti della domenica”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Aprile 2015 - 19:20 OLTRE 6 MESI FA
Sunday Poets: La Stampa premia i "poeti della domenica"

Sunday Poets: La Stampa premia i “poeti della domenica”

TORINO – La Stampa premia i “poeti della domenica”. Il giornale torinese dà l’opportunità a chi si diletta di poesia di partecipare al prossimo Salone del Libro di Torino. Tempo fino al 3 maggio per partecipare a “Sunday Poets” con le proprie composizioni (fino a un massimo di tre, ovviamente inedite).

Poi, dal 4 al 10 maggio una giuria di giornalisti de La Stampa passerà al setaccio il materiale arrivato scegliendo le 20 poesie finaliste più altre 80 “meritevoli”. Quindi, dall’11 al 17 maggio, i lettori de La Stampa voteranno sul sito del giornale le 20 poesie finaliste. Quindi al Salone del Libro di Torino (quest’anno dal 14 al 18 maggio) verranno recensite le poesie e proclamati i vincitori. Il premio è la pubblicazione sull’edizione nazionale de La Stampa e sul sito. Quindi, a giugno, le 100 poesie migliori (le 20 finaliste + le 80 meritevoli) saranno raccolte in un e-book il cui ricavato andrà in beneficenza. Scarica il regolamento.

Ma come mai la poesia? Al tempo dei tweet e degli status, degli slogan pubblicitari e degli sms, la scrittura poetica è confinata nei cassetti e nei circoli quasi carbonari degli appassionati. La Stampa spiega così la sua iniziativa:

La poesia, in primo luogo, è l’arte della parola, e proprio per questo, se alla parola vogliamo continuare a credere (come potremmo non farlo, salvo ipotizzare un cammino di Darwin alla rovescia?), la poesia è l’espressione più alta della parola stessa e dunque è qualcosa di irrinunciabile. In secondo luogo chi scrive versi – magari anche maldestramente – compie un’azione civile, qualcosa che è, insomma, la ricerca del sé autentico e della bellezza, nel cuore della parola, e dunque è sempre animato da lodevoli intenzioni. Salvo, naturalmente, che compia questo gesto solo nella vana idea di enfatizzare il proprio io. Non tutti, si capisce, riescono a toccare vertici o anche solo decoro letterario, ma anche chi resta rasoterra, in fondo, è sempre moralmente preferibile a chi vive nel disvalore del successo sociale a tutti i costi.

L’ideale è scrivere sfruttando al meglio le proprie risorse, e per far questo, si capisce, occorre confrontarsi con l’opera degli altri, e dunque leggere la poesia che conta, cosa che non avviene, purtroppo, molto spesso. Ma è una mancanza alla quale si può ben porre rimedio, magari con l’aiuto dei media, spesso latitanti in materia di poesia, specie contemporanea. E poi chi scrive, che lo sappia o meno, cerca un interlocutore, e dunque non è un isolato per principio, ma un essere umano che chiede una risposta, che propone un incontro non banale e illusorio con altri esseri umani.