Tin Tin censurato: è “razzista”. E’ dilemma sul politically correct

Tin Tin in Congo

“Tintin in Congo”, secondo episodio della fortunata serie ideata dal disegnatore belga Hergè che ha venduto 350 milioni di copie in tutto il mondo, fa ancora discutere in Gran Bretagna perché tacciato di contenuto apertamente razzista. La polemica si è tanto inasprita da costringere la casa editrice a spostare il libro dalla letteratura per ragazzi alla sezione per adulti.

La denuncia è partita dall’avvocato per i diritti umani David Enright: “Mi sono sempre divertito con Tintin, ma poi ho aperto questo libro e sono rimasto a dir poco scioccato – ha spiegato al Daily Mail –  Non c’è alcun modo di leggerlo senza pensare che si riferisce alla popolazione di colore come se fossero esseri umani inferiori e più limitati delle scimmie, mentre considera Tintin e il suo fedele cane Snowy come delle divinità”.

Ecco spiegata l’iniziativa dell’editore Egmont Uk di far uscire il libro provvisto di un imballaggio protettivo con tanto di etichetta di avvertimento, simile a quella che in genere si trova sulle riviste porno. “Nel suo ritratto del Congo belga, il giovane Hergé riflette l’atteggiamento coloniale di quel tempo – si legge sulla fascetta protettiva – e gli stereotipi paternalistici del periodo, che qualche lettore potrebbe però giudicare offensivi”.

Ma la censura imposta dall’editore non piace ai critici, soprattutto perché arriva in concomitanza con l’uscita dell’attesissimo film di Steven Spielberg “Le avventure di Tintin: il Segreto dell’Unicorno”.

Nick Seaton, segretario della “Campaign for Real Education”, in un’intervista al Daily Telegraph ha rivelato che la maggior parte dei genitori ritiene tutto questo un eccesso di zelo “perché oggi più che mai i ragazzi si rendono conto che i tempi sono cambiati e quindi spostare il libro nella sezione per adulti è assurdo, a maggior ragione considerando che ai giorni nostri molta della letteratura per ragazzi contiene riferimenti sessuali espliciti e nessuno sembra preoccuparsene. Sembra solo un altro esempio di esasperazione del politically correct e non credo che tutti questi stupidi tentativi di censura facciano poi così bene”.

Nell’aprile dell’anno scorso un cittadino congolese, che vive in Belgio da svariati anni, aveva sporto una denuncia penale proprio contro Tintin in Congo, accusandolo di razzismo.

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