Alessandro Sallusti verso il carcere: slitta legge su diffamazione

ROMA – Alessandro Sallusti andrà realmente in carcere: slitta l’approvazione del disegno di legge sulla diffamazione che lo avrebbe salvato. Al Senato è stata revocata la sede deliberante alla commissione giustizia: questo vuol dire che il testo non verrà tramutato in legge dalla commissione ma dovrà essere discusso in Aula, e questo avverrà solo dopo il 26 ottobre, quando scade la sospensione della pena per Sallusti.

“Si tratta di una materia troppo complessa – hanno spiegato in commissione – ed è bene che il testo venga esaminato anche dall’Aula”.

Sallusti replica furioso: ”E’ successo quello che immaginavo. Questi politici cialtroni sono ipocriti e codardi. Ora la Procura renda esecutiva la pena e mi venga a prendere”.

”Io chiedo a questo punto alla Procura di trasmettermi l’ordine di carcerazione che non ho ancora ricevuto – aggiunge Sallusti – vorrei capire chi si prende la responsabilità di tenere questo ordine nel cassetto. Voglio che cessi questo trattamento anormale evidentemente non mi hanno mandato l’ordine perché non hanno il coraggio di renderlo esecutivo essendosi resi conto dell’errore che hanno fatto. Si vergognano”. Il giornalista conferma che non chiederà l’affidamento ai servizi sociali ”io non chiederò nulla – aggiunge – Non ho nessuna intenzione di restare appeso a questi politici ipocriti e codardi che non sono in grado di decidere nulla”.

La sospensione della pena per Alessandro Sallusti è un passaggio ‘automatico’, anche se formalmente non è ancora stato notificato l’ordine di sospensione all’ex direttore del Giornale e ai suoi legali. Dal momento in cui il giornalista e la sua difesa riceveranno nei prossimi giorni la notifica dell’atto, scatteranno per lui i 30 giorni di tempo per chiedere al Tribunale di Sorveglianza (in composizione collegiale) una misura alternativa: l’affidamento in prova ai servizi sociali o la detenzione domiciliare o la semilibertà. Ma lui ha già detto che non vuole. E’ quanto precisano fonti qualificate della Procura di Milano.

Lo stesso procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, aveva chiarito il giorno in cui era stata emessa la sentenza, il 26 settembre scorso, che ”l’ordine di sospensione” dell’ esecuzione della pena ha la durata di 30 giorni, come da codice, e ”sarà concesso automaticamente non appena la Cassazione trasmetterà il dispositivo della sentenza alla Procura”. La Procura ha dovuto attendere dunque la trasmissione da Roma del dispositivo e sta preparando la sospensione della pena non ancora notificata.

Gestione cookie