ROMA – Le “possibili ricadute concrete” sul caso Sallusti di cui parla il Quirinale nel comunicato con cui si afferma che il presidente della Repubblica Napolitano e il ministro della Giustizia Severino hanno convenuto sulla necessità di modificare la norma sulla diffamazione a mezzo stampa, potrebbero dipendere dalla cosiddetta “retroattività illimitata” e cioè il fatto che in caso di abolizione o modifica del reato, la norma si applichi anche retroattivamente.
L’eventuale modifica della normativa penale in materia di diffamazione, sottolineano gli avvocati Andrea Fiore e Fulvio De Crescienzo, legali esperti in materia di diffamazione, potrebbero avere ricadute sulla vicenda del direttore de Il Giornale in particolare in due casi: “Sia nell’ipotesi che siano disposte norme che prevedano l’abolizione del reato di diffamazione, sia nel caso le nuove norme stabiliscano il mutamento della pena da detentiva a pecuniaria”.
In entrambi i casi, sottolineano i due avvocati, “l’articolo due del codice penale, nei commi da 2 a 4, impone, in ossequio al principio del favor rei, che con l’abolizione del reato o con il mutamento della pena da detentiva a pecuniaria, la norma si applichi retroattivamente anche nel caso di sentenza definitiva di condanna, appunto la retroattività illimitata”.