Audience Audiweb dei giornali online, qualcosa non mi torna, Le pagine bloccate se non ti abboni sono rilevate?

Audience Audiweb dei giornali online, qualcosa non mi torna. Vedo con molta invidia i dati di traffico dei siti di news in Italia.E mi faccio delle domande

Audience Audiweb, l’ultima rilevazione di cui ha dato conto Prima colloca Blitz al 94.mo posto. Sopra ci sono colossi da milioni di lettori ogni giorno. Chi guarda quei numeri può capire la mia delusione. Ma, mi insegnarono al catechismo quando feci la prima comunione, quasi 70 anni fa, devi essere “contento del tuo stato”. E io mi accontento. Pur non essendo contento. C’è però in quei numeri qualcosa che non mi dà pace. Il dubbio se il traffico attribuito a alcuni siti, edizione online di grandi giornali, includa anche quelle pagine che ti sono precluse se non ti abboni.

Il caso del Corriere.it e dell’audience

Mi riferisco in particolare a Corriere.it. Scorri la sua home page, ci arrivi attraverso Google, trovi un titolo interessante e fai clic. Ti tocca un altolà: se vuoi leggere devi abbonarti. Così è per la maggior parte degli articoli. Che inpatto ha sulla Audiene di Audiweb? Non discuto la scelta dell’editore.

Col tutto gratis che ha permeato l’uso di internet i giornali sarebbero costretti a chiudere. Il modello gratis contro pubblicità non vale. Ha funzionato nell’età d’oro della tv commerciale. Ma essa agiva in condizioni di oligopolio, mentre in internet, tutti gli sbocchi per i messaggi pubblicitari vanno bene e sono migliaia. Mentre i costi di produzione del prototipo di un quotidiano, prima di quelli di produzione industriale, appartengono a un mondo che non c’è più.

Ed è altrettanto vero che esiste una differenza siderale fra lo sforzo economico industriale organizzativo intellettuale che sta dietro alla fattura di un giornale o sito di notizie. E il valore che il pubblico al giornale attribuisce. Questo era ed è vero per il giornale di carta. Costa poco più di un caffè. Ma quanti caffè si consumano ogni giorno in Italia e quante poche e sempre meno copie di giornali si vendano è causa di umiliazione per chi lavora in questo campo.

La beffa di internet

Con internet si aggiunge la beffa. I motori di ricerca e un po’ anche i social network prosperano, e come prosperano, distribuendo nel web i titoli dei giornali. Li risucchiano con i loro spider, li impacchettano in vari contenitori e diffusori, li propongono al pubblico. Il lettore può anche fare a meno di cercarsi le notizie. Ci pensano il motore o la app o gli “amici” che le condividono a farle circolare. In cambio la testata ha le briciole dell’audience.

Non si può non riconoscere che il sistema appena delineato ha anche effetti positivi per i siti. Tanto che quando Google minaccio di non proporre più le notizie dei giornali tedeschi sul piede di guerra per il diritto d’autore, gli editori deposero subito le armi. Lo stesso accadde in Spagna. Gli effetti sull’audience sarebbero stati devastanti.

Ma anche in questo caso c’è una grande differenza fra il valore intrinseco e oggettivo del prodotto editoriale e quello che Google e compari ad esso riconoscono. Anzi qui la differenza è tanto enorme che non la di può nemmeno misurare.

Finora Google ha reagito con durezza come in Germania e in Spagna. O con blandizie come in Italia. Il rischio che gli editori, abbandonati a se stessi da una classe politica stupida e miope che affida il suo rapporto con i cittadini alla tv lottizzata e ora anche ai social network, vendano i loro diritti per un pezzo di pane.

Le nefandezze dei politici

Non è questa la sede per elaborare, ma c’è solo un modo di riscattarsi per i politici dalle nefandezze dell’ultimo quarto di secolo. Far pagare le tasse a Google e compari. E finanziare con parte di quegli euro un sistema di aiuti che abbia a perno un sistema previdenziale allargato e potenziato. Non i pochi milioni del piatto di lenticchie di Google. Ma le centinaia di milioni derivanti da questa specie di lotta all’evasione impropriamente etichettata web tax.
Ricordiamo con amarezza che la web tax era pronta in Italia ma Matteo Renzi la bloccò con sdegno. Il Dio dei giornali e dei giornalisti lo ha punito per questa follia e vedete tutti dove lo ha ridotto.

Rientro da questa divagazione tornando a sottolineare che non si può non capire e anche apprezzare lo sforzo che gli editori della carta stampata compiono. Per sostituire i sempre più magri ricavi dall’edicola con altre fonti di entrate. Così fanno in tutto il mondo perché in tutto il mondo alla crisi delle copie cartacee si somma il drenaggio della pubblicità da parte non più e non solo della televisione. Ma in misura sempre crescente dal duopolio costituito da Google e Facebook.

Col fucile modello 91 alla guerra dell’audience web

Gli editori sono un po’ come i soldati italiani nella seconda guerra mondiale. Quei poveretti affrontavano i carri armati inglesi e americani con un fucile, il Modello ‘91, vecchio di mezzo secolo. Noi affrontiamo la battaglia dell’audience in ordine sparso con milioni di pagine i miliardi di pagine dei due colossi.

Tutto questo però ha come conseguenza un obbligo. La credibilità e la qualità del prodotto pubblicitario.
Su Blitz ogni mese ricordiamo lo scarso valore pubblicitario della versione digitale di giornali cartacei.
Spero di sbagliarmi e di essere smentito. Ma questo vale ancor più se nei milioni di utenti attribuiti al Corriere on line e altre testate finiscono pagine (migliaia? milioni?) di cui si è potuto leggere appena il titolo è le prime righe.

 
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