Cesare Lanza: piano Fiat, Corriere + Stampa + Secolo XIX = disastro annunciato

di Cesare Lanza
Pubblicato il 10 Aprile 2014 - 08:05 OLTRE 6 MESI FA
Cesare Lanza: piano Fiat, Corriere + Stampa  + Secolo XIX = disastro annunciato

Cesare Lanza: il piano di John Elkann e della Fiat di fare un unico giornale di Corriere della Sera, Stampa e Secolo XIX equivale a un disastro annunciato

Della crisi che investe la direzione del Corriere, con Ferruccio De Bortoli in probabile imminente uscita, ho dato per primo notizia.

La storia è che gli azionisti (in particolare John Elkann per la Fiat) sono determinati a sostituire Ferruccio de Bortoli con Mario Calabresi, oggi direttore de La Stampa, mentre vicedirettori saranno Aldo Cazzullo e Paolo Ermini. Meno chiara la disponibilità, come direttore editoriale, di Giulio Anselmi.

Molti giornali, anche online, hanno ripreso le mie anticipazioni, ricalcandone la sostanza: nessuno mi ha usato la cortesia di citarmi, neanche il mio amico Vittorio Feltri, che sul Giornale ha commentato i fattacci di via Solferino da par suo. Poco male, il mio in fondo è un diario confidenziale.

Per questo, dopo aver doverosamente difeso e sostenuto il ruolo di Ferruccio de Bortoli, oggi posso aggiungere altri particolari su una vicenda che interessa politica, editoria, finanza e sindacati.

Di sicuro c’è solo una cosa, Ferruccio De Bortoli non si dimette.

La vicenda è molto ingarbugliata, ricorda per certi aspetti ciò che scrisse il grande Tommaso Besozzi, nel 1950, in occasione dell’assassinio di Salvatore Giuliano. Correvano le versioni formali e poco credibili, Besozzi scrisse: “Di sicuro, c’è solo una cosa: Giuliano è morto”. I retroscena e la verità si seppero in seguito.

Posso azzardare che il disegno che porta alla destituzione inopinata di Ferruccio de Bortoli è assai più ampio e preoccupante.

Alla radice c’è il desiderio strategico della Fiat di riunire sotto un’unica testata non solo il Corriere della sera e La Stampa, come si mormora da tempo, ma anche il Secolo XIX, dominante in Liguria. Il proposito è di varare un grande quotidiano, ovviamente nazionale, ma leader nel nord-ovest.

Da ciò deriverebbero la razionalizzazione di costi, tagli di personale, aumenti dei ricavi pubblicitari. Un’utopia, un disastro annunciato – a mio, sempre sommesso, parere. Ma tant’è.

Non so quando, mi dicono questione di ore o di giorni, avverrà il cambio del timone in via Solferino.

Per ora desidero onorare le decisioni che hanno portato, irrimediabilmente, Ferruccio de Bortoli alla rottura: no alla fusione con La Stampa, no alla cessione dello stabile storico in cui si confeziona il Corriere della sera, no al coinvolgimento dei conti sani del Corriere con quelli, in deficit e allarmanti, di Rcs; no, infine, al bonus per il management dell’azienda, un atto indecoroso che aveva indignato il sindacato interno, e non solo, orientandolo verso uno sciopero catastrofico.

Mi auguro solo che la tempesta mediatica rallenti o quanto meno rinvii l’esecuzione dell’esonero di Ferruccio De Bortoli.

Per fortuna, nonostante le continue pressioni, di sicuro c’è solo che lui, ripetiamolo ancora una volta, non si dimetterà.