Chiara Ferragni, #ad su Instagram: la pubblicità che c'è ma gli altri non dicono Chiara Ferragni, #ad su Instagram: la pubblicità che c'è ma gli altri non dicono

Chiara Ferragni, #ad su Instagram: la pubblicità che c’è ma gli altri non dicono

Chiara Ferragni, #ad su Instagram: la pubblicità che c'è ma gli altri non dicono
Chiara Ferragni, #ad su Instagram: la pubblicità che c’è ma gli altri non dicono

MILANO – Chiara Ferragni su Instagram inizia a segnalare, seppure timidamente, che la maggior parte delle sue foto sono pubblicità. Lo fa utilizzando un hashtag e due parole, #ad, che a chi non conosce l’inglese non vogliono dire proprio nulla, ma che per gli altri frequentatori della Blonde Salad significano chiaramente advertising. Cioè pubblicità appunto. Ma evidentemente detto in inglese è più cool e sicuramente meno evidente.

Quanto meno, però, la blogger italiana più famosa al mondo ci prova, a differenza di altri prezzemolini e prezzemoline che costellano le loro immagini sui social di marchi più o meno celebri, indossati o mostrati come pezzi di vita quotidiana quando forse non sono proprio disiniteressati.

Business Insider Italia cita i casi di Giorgia Palmas che si sveglia “ogni mattina abbracciando un cuscino con la mano destra mentre brandisce un tubetto di Nivea con la sinistra”, o di Belen Rodriguez che si fa fotografare con una marca di occhiali da sole”, o anche dello stesso signor Ferragni, il rapper Fedez:

per un certo periodo le città italiane sono state tappezzate dalla foto del cantante che fuma una sigaretta a vapore, però poi sui social la stessa sigaretta viene postata come fosse uno scatto rubato alla quotidianità.

Apparenti fotogrammi di quotidianità che sono in realtà spot ben occultati. Ma che ad oggi, in Italia, sono legali. In attesa di una stretta sui social network da parte dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria (Iap) dopo le tante denunce di Antitrust e Agcom.

Perché, come sottolinea Business Insider Italia, 

La pubblicità è certamente l’anima del commercio e non c’è nulla di male a far il testimonial di una crema o di una marca di pentole; piuttosto è grave che la relazione economica tra un marchio e un personaggio noto non sia resa pubblica.

 

 

 

 

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