Il Fatto: “Cl accerchia il Papa. Lettere inedite di Ratzinger e Bertone”

ROMA – “Cl accerchia il Papa. Nonostante gli scandali il movimento domina in Vaticano”. Così titola il Fatto Quotidiano in prima pagina, il 6 maggio. “Dalle quattro suore laiche al servizio di Benedetto XVI alla lettera di Carròn per promuovere il cardinale Scola a Milano”. Marco Lillo pubblica un carteggio inedito di Benedetto XVI e il segretario di Stato Tarcisio Bertone: “Dopo trent’anni di assenza, un pontefice torna al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini. Papa Ratzinger sarà presente per una breve visita e per tenere un discorso alla grande kermesse di Cl.

Sempre in prima pagina, nel riquadro accanto, il verbale dell’interrogatorio di Giovanna Petricone, la moglie di Luigi Lusi che ha “vuotato il sacco”. La donna, scrive il Fatto, avrebbe raccontato “ai magistrati come i coniugi hanno usato i soldi sottratti alla Margherita e descrive il suo ruolo nella vicenda”.

Scorrendo la pagina ci si imbatte nella campagna elettorale del candidato Pdl Adriano Sinopoli di Civitavecchia: “Datemi 44 mila euro vi sistemo come uscieri al Senato”. Quattro ragazzi hanno denunciato un fedelissimo del sindaco: “Nel 2010 i giovani hanno versato 11 mila euro a testa ma il posto non è mai arrivato. Lui nega, ma le conversazioni sono state registrate”.

Infine il solito Travaglio che questa volta se la prende con il “Laureato”. “Dopo anni di calunnie e facili ironie – esordisce – finalmente trionfa la verità. Renzo Bossi s’è laureato davvero”. “Insieme con lui s’è laureato in Sociologia il bodyguard canterino di Rosi Mauro, Pier Moscagiuro. Paghi uno, prendi due, e pare di vederli, Trota e Pier, in viaggio sul gommone da Otranto a Tirana”. Alla fine, sottolinea Travaglio, impiegherà meno per due lauree che per il diploma,”conseguito solo al terzo tentativo dopo due mortificanti trombature”. “Ma il Senatur, impegnato nel governo B. a ripristinare la meritocrazia, spiegò che dietro quel giudizio impietoso c’era ben altro: i professori terroni […] Anche lui, ai suoi tempi, dopo il diploma per corrispondenza alla scuola Radio Elettra, subì le angherie dei prufesùr terùn dell’università. Per far credere alla prima moglie di essere dottore in medicina anche se aveva dato solo qualche esame, dovette inscenare ben due feste di laurea e uscire ogni mattina di casa con la valigetta da medico condotto, salvo poi fermarsi al bar dietro l’angolo per giocare al biliardo”.

L’editoriale di Paolo Flores D’Arcais si sofferma invece sull’atipolitica: “Grillo, chi divide e chi unisce”. La speranza di un’altra Italia può essere affidata a Grillo, si domanda? “L’accusa di qualunquismo – scrive Flore D’Arcais – ne ingrassa i consensi, ovviamente, visto il pulpito da cui vengono le scomuniche e gli anni e le mille piazze in cui questa vituperata “antipolitica” si è manifestata come volontà intransigente di rispetto dei valori della nostra Costituzione, contro l’oblio dei medesimi da parte dei politicanti di professione”.

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