Datagate, il direttore del Guardian: “Noi patrioti, mondo ora è più sicuro”

Alan Rusbridger, direttore del Guardian (foto Ansa)
Datagate, il direttore del Guardian: “Noi patrioti, mondo ora è più sicuro”

(ANSA) – LONDRA – ”Siamo patrioti, per la democrazia e la stampa libera”. Il direttore del Guardian, Alan Rusbridger, ha respinto una dopo l’altra, parlando oggi di fronte alla commissione Interni di Westminster, le accuse, arrivate perfino dal premier britannico David Cameron, di aver reso il mondo meno sicuro dopo le rivelazioni del caso Datagate.

”Non c’è nessuna prova per affermare che abbiamo violato la sicurezza”, ha sottolineato, di fatto andando contro le dichiarazioni, in una audizione simile, dei vertici dei servizi di Sua Maestà, secondo cui i file passati al giornale dalla ‘talpa’ Edward Snowden avrebbero fatto esultare Al Qaeda.

Per Rusbridger il mondo appare più sicuro ora, dopo che si conosce il grande sistema di spionaggio di milioni di cittadini messo in piedi dalle agenzie di sorveglianza americana e britannica, la Nsa e la Gchq. E ci sono funzionari negli Stati Uniti e Gran Bretagna che la penserebbero allo stesso modo.

Abbiamo analizzato lentamente e in modo responsabile il materiale – ha spiegato il direttore – con alcuni dei migliori giornalisti del mondo, e un centinaio di contatti nei governi e nelle agenzie”.

Non solo, il giornalista ha precisato che solo l’1% dei file forniti da Snowden è stato reso pubblico e assicurato che sono stati eliminati i nomi degli agenti della Nsa dai documenti. ”Non abbiamo mai usato un singolo nome”, ha detto. La commissione di Westminster ha insistito molto sulla sicurezza delle informazioni di cui dispone il Guardian. Rusbridger ha rassicurato più volte i deputati.

Il direttore del Guardian ha precisato che Snowden, ex analista della Nsa, ha consegnato 58mila file al Guardian, al Washington Post e in due ”località”, a Rio de Janeiro e in Germania. Alla domanda se il 99% dei documenti non pubblicati siano in un luogo sicuro Rusbridger ha risposto: ”Credo di sì”.

Il direttore ha raccolto la solidarietà di uno dei due giornalisti del Watergate, l’americano Carl Bernstein, che ha scritto una lettera aperta al Guardian in cui afferma come sia un precedente molto pericoloso il fatto che Rusbridger sia dovuto comparire di fronte a una commissione di Westminster per rispondere a una serie di domande.

”Le maggiori autorità britanniche – ha detto il celebre reporter – cercano di spostare il problema dalle politiche dei governi e dall’eccessiva segretezza di Stati Uniti e Gran Bretagna alla condotta della stampa”.

Intanto il relatore speciale dell’Onu sui diritti umani e l’anti-terrorismo, Ben Emmerson, ha dichiarato al Guardian che sta per avviare una inchiesta sui poteri di sorveglianza della Nsa e la Gchq. Inchiesta che elaborerà una serie di raccomandazioni che verranno presentate l’anno prossimo all’Assemblea generale dell’Onu.

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