De Benedetti: “Vidi la Ekberg e Agnelli mi disse…”

Carlo De Benedetti (Lapresse)

ROMA – Carlo De Benedetti, presidente del gruppo L’Espresso, in una intervista fiume che andrà in onda il 10 maggio su Rai 2 e anticipata da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, parla di crisi, di tv, di Agnelli, di Berlusconi e Mondadori (qui la lite a distanza con Marina Berlusconi), e di Corrado Passera.

“Le cose peggioreranno ancora. La crisi si aggraverà e sarà molto lunga. L’Italia ne uscirà, perché poi i Paesi ne escono sempre: si tratta di vedere quanto impoverita uscirà l’Italia da questa crisi. Io penso fortemente impoverita”, afferma.

In tema di affari, alla domanda su un eventuale acquisto di La 7 risponde secco: “No, innanzitutto per comprare una roba bisogna che ci sia qualcuno che la vende, e per adesso mi sembra che Bernabé sia ancora innamorato del giocattolo. Poi però sarà costretto a vendere. Non c’è problema”.

Della sua esperienza del Gruppo L’Espresso dice: “Io sono entrato come azionista di minoranza quando gli azionisti di maggioranza erano Caracciolo e Scalfari. L’azienda stava andando veramente male, per non dire che era quasi sull’orlo del fallimento. La salvai. Poi Scalfari e Caracciolo vendettero”. E ancora: “Io scelsi Ezio Mauro (attuale direttore di Repubblica, ndr) Devo dire onestamente che l’ho concordato con Eugenio. Nel senso che gli ho detto: ‘Guarda, io voglio essere sicuro di avere in mano un giornale vero. Questo giornale sei tu, e il giorno che tu non ce la fai più non vorrei trovarmi con in mano un oggetto che non è più un giornale. Per cui, mentre tu sei ancora vivo e vivace, voglio cambiare direttore’. Eugenio era perfettamente d’accordo”.

Secondo il racconto di De Benedetti, Agnelli si sarebbe risentito della scelta di Mauro direttore di Repubblica (in quel momento dirigeva il quotidiano “La Stampa”) perché sarebbe rimasto “senza direttore per tre giorni”. Poi il presidente de L’Espresso dà una stoccata a Rossella e dice che Agnelli si sarebbe risentito anche perché “si è dovuto ciucciare Rossella”. Romiti, continua ancora De Benedetti, “a un certo punto ha trovato nelle frequentazioni romane, che l’unico direttore in quel momento era lui. Quindi Agnelli si è trovato senza direttore, e per giunta con Rossella. Insomma non era il massimo per l’Avvocato, no”.

Di Agnelli racconta: “A Torino con l’Avvocato abitavamo nello stesso palazzo. Ero un ragazzino, avrò avuto 14-15 anni. Una sera rientravo a casa, saranno state le 10 o le 11 di sera. Lo vidi entrare con Anita Ekberg. Sgranai gli occhi, perché era una donna straordinariamente bella, rimasi imbambolato e lui mi diede un consiglio, con un buffetto, i consigli che si danno ai ragazzini di quell’età…di aggiustarmi”. C’è anche un’altra versione di questa storia, secondo la quale l’Avvocato si rivolse anche ad Umberto Agnelli quel giorno.

Fra ricordi e prospettive sulla crisi, De Benedetti lancia due frecciate: una sul lodo Mondadori per i Berlusconi e una rivolta all’attuale ministro dello Sviluppo Corrado Passera.

“Ho avuto la ripartizione di un danno drammatico. La Mondadori era nostra e ci è stata portata via corrompendo un giudice. La difesa di Berlusconi dice che anziché averne corrotti tre ne ha corrotti solo uno. Va bene, vediamo cosa deciderà la Cassazione. Siamo assolutamente fiduciosi”.

Riguardo a Passera, invece, osserva: “E’ uno che cura più l’immagine della sostanza. Uno che tende ad essere molto conciliatore e a non prendere mai posizioni molto definite. L’ho sempre considerato un eccellente assistente, e penso che quella fosse la sua vera e grande capacità. Poi ha fatto una carriera che mi fa piacere abbia fatto, ora ha scelto anche di andare in politica, perché mi pare che più che ministro sia aspirante…l’aspirante di qualcosa che viene dopo”.

Gestione cookie