Diffamazione e carcere per i giornalisti, Pierluigi Franz: “Il 9 giugno Corte Costituzionale decide”

ROMA – Diffamazione e carcere per i giornalisti? Il 9 giugno prossimo la Corte Costituzionale deciderà se è o no legittima le reclusione per giornalisti. Si tratta ovviamente di giornalisti condannati in via definitiva per diffamazione aggravata a mezzo stampa.

Pierluigi Franz, il Presidente del Sindacato Cronisti Romani, da mesi si batte per difendere le ragioni dei giornalisti italiani.

Franz, intervistato da Prima Pagina News, spiega a che punto siamo in vista della sentenza della Corte Costituzionale.

“Il 9 giugno prossimo la Corte Costituzionale deciderà se è o no legittimo il carcere per i giornalisti condannati in via definitiva per diffamazione aggravata a mezzo stampa. Con grande sensibilità la presidente dell’Alta Corte professoressa Marta Cartabia ha rifissato ad appena 45 giorni di distanza l’udienza pubblica. Sara con ripresa tv in cui sarà per la prima volta esaminata a palazzo della Consulta una questione di fondamentale importanza per la libertà di stampa nel nostro Paese”.

Ecco alcuni passaggi dell’intervista: 

C’è stato però qualcosa che si è mosso di recente?

“Sì, un primo risultato reale, anche se deludente, è stato già raggiunto. Infatti in una lettera del 26 maggio 2020, a firma del Rappresentante Permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo Michele Giacomelli, il Governo Conte ha risposto in modo vago, direi quasi pilatesco, alla richiesta di chiarimenti da parte del Consiglio d’Europa. 

La fumosa dichiarazione del Governo sembra, anzi, non tener conto o addirittura smentire le recenti affermazioni del 13 maggio 2020 del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria Martella e del 28 maggio 2020 del Sottosegretario alla Giustizia Ferraresi, entrambi favorevoli all’abolizione del carcere per il giornalista definitivamente condannato in sede penale per diffamazione aggravata a mezzo stampa”.

Il 9 giugno alla Consulta sarà quindi un momento di chiarezza per tutti, mi pare?

“Tutti se lo augurano. Di certo il premier Conte non avrà più alibi sul dilemma “sì” o “no” al mantenimento del carcere per i giornalisti condannati in via definitiva per diffamazione aggravata a mezzo stampa. Non potranno esserci più equivoci tra la posizione del Presidente del Consiglio e quella dell’Avvocatura generale dello Stato che lo difende e lo rappresenta in giudizio.

Con ogni probabilità questi dubbi saranno già sciolti la mattina di martedì 9 giugno quando si svolgerà la seduta pubblica della Corte Costituzionale anche se in videoconferenza da remoto (misura di sicurezza determinata dalla recente pandemia da Coronavirus-Covid 19). Vorrei ricordare che chi non potrà parteciparvi potrà comunque rivederne su internet il filmato nei giorni successivi, utilissimo anche per eventuali tesi di laurea”.

È importante questo risultato dell’udienza pubblica, non crede?

“E’ senza dubbio una novità importante, in quanto la Presidente Cartabia ha deciso che si discuta in udienza pubblica anche l’articolata ordinanza del tribunale di Bari sezione di Modugno per la quale era stata in precedenza fissata la camera di consiglio del 22 aprile scorso a porte chiuse.

Subito dopo la relazione sulle ordinanze dei due tribunali da parte del giudice relatore professor Francesco Viganò si affronteranno, da un lato, i due legali dell’Avvocatura Generale dello Stato avvocati Salvatore Faraci e Maurizio Greco e, dall’altro, l’avvocato Paolo Chioccarelli, legale di fiducia dei due giornalisti imputati a Salerno, il quale li assiste per conto del Sugc, il Sindacato unitario dei giornalisti della Campania, e l’avvocato Giuseppe Vitiello che difende il presidente del CNOG – Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti – Carlo Verna, che grazie ad una decisione storica dell’Alta Corte è stato ammesso a fine febbraio a rappresentare l’intera categoria a palazzo della Consulta”.

Come immagina andrà a finire?

“Al centro della discussione sarà soprattutto la valutazione da parte della Corte Costituzionale degli effetti in Italia di numerose sentenze della CEDU – Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, immediatamente applicabili nel nostro Paese, che hanno ripetutamente affermato che tranne casi assolutamente circoscritti, i giudici italiani, in caso di condanna penale di un giornalista per diffamazione a mezzo stampa, non dovrebbero più infliggere il carcere, ma eventualmente solo multe, in quanto la reclusione in cella appare ormai incompatibile con il diritto di cronaca e rappresenta un limite sostanziale alla libertà di informazione e quindi al sistema democratico italiano”.

Qualche esempio in questa direzione?

“Tra tutte vorrei ricordare in particolare le sentenze della CEDU favorevoli a Maurizio Belpietro del 24 settembre 2013 e ad Alessandro Sallusti del 7 marzo 2019, che hanno fissato dei principi giuridici di grande rilievo ai quali ha già più volte aderito anche la Cassazione penale con numerose decisioni”.

Ma se la Corte dichiarasse illegittimo il carcere tutti i problemi sarebbero davvero risolti?

“Temo, purtroppo, di no. C’è infatti il rischio che al Senato vengano tra breve introdotte, al posto del carcere, delle multe a giornali e tv molto pesanti, superiori ai 50 mila euro da versare alla Cassa delle Ammende. E potrebbe essere anche mantenuto l’assurdo termine di 5 anni entro cui si può intentare causa civile di risarcimento danni da diffamazione chiedendo anche indennizzi milionari. Ricordo che, invece, il termine per presentare una querela in sede penale é di soli 90 giorni”. (Fonte Prima Pagina News).

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