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Diffamazione e responsabilità del direttore, sentenza Cassazione: cosa cambia

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Diffamazione e responsabilità del direttore, sentenza Cassazione: cosa cambia (foto Ansa)

di Pierluigi Franz

ROMA – Importante sentenza penale della Cassazione in materia di responsabilità dei direttori accusati di diffamazione.

A distanza addirittura di circa 14 anni dalla pubblicazione su “Il Messaggero” di Roma del 24 giugno 2005 di un articolo ritenuto diffamatorio la 5^ Sezione Penale della Corte di Cassazione con sentenza n. 12548 del 20 marzo 2019 ha in parte accolto il ricorso dell’ex direttore del giornale Paolo Gambescia, fissando una serie di importanti principi in materia di responsabilità dei direttori accusati di diffamazione:

“1) il direttore responsabile di un giornale non risponde del reato di cui all’art. 595, comma 3, del codice penale in relazione al titolo dal tenore diffamatorio che accompagni l’articolo pubblicato, in assenza di prova di aver realmente contribuito a formare (o addirittura egli solo formato) detto titolo ovvero di averlo condiviso; 2) nel caso di titolo diffamatorio, il direttore responsabile di un quotidiano può rispondere, eventualmente, della condotta colposa di omesso controllo ex art. 57 del codice penale in presenza delle condizioni di sussistenza di tale (diverso) reato, ma non già, tout court, di diffamazione, sol perché si tratta di “titolo” e “sottotitolo”, elementi dell’articolo non attribuibili di per sè all’autore del contenuto di esso”.

La Suprema Corte, presieduta da Maria Vessichelli, ha inoltre affrontato a fondo anche la problematica riguardante la prescrizione del reato di diffamazione e le nullità conseguenti alla violazione dell’art. 521 del codice di procedura penale.

 

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