ROMA, 6 FEB – Il disegno di legge sulla diffamazione, nel testo ora in lavorazione al Senato, ha secondo Franco Siddi, segretario della Fnsi, elementi positivi e altri aspetti invece da modificare:
“Il fatto che la Camera elimini il carcere è certamente positivo. La legge approvata a Montecitorio non è da buttare, anche perché il processo legislativo non è semplice nel nostro paese e non vorrei che ci fermassimo a un metro dal traguardo. Io vorrei una riforma molto più avanzata, ma vorrei che si arrivasse ad una legge, magari con gli emendamenti giusti”, ha detto Siddi al convegno sulla diffamazione nella sala Zuccari del Senato.
“C’è delusione per la mancanza di un intervento forte sulle liti temerarie. Accanto alle querele temerarie, ci sono azioni civili intentate spesso da malfattori che hanno soldi per farle e si presentano bene. Lì si trova esposto il collega debole. Alla prevedere una forma di dissuasione è fondamentale”.
“Altro punto è il segreto professionale dei giornalisti – ha proseguito Siddi -. Viene riconosciuto finalmente il segreto anche per i pubblicisti, però il collega è sempre tenuto a rivelare la fonte al magistrato che lo chieda. Credo sia necessario trovare una forma di tutela”.
“Abbiamo notato anche qualche insufficienza sull’informazione sul web – ha detto inoltre il segretario Fnsi -, ma forse servirà una legge specifica che vada incontro al soggetto più debole, che spesso la legge considera essere il querelante anche se non sempre è così. Ci piacerebbe anche un chiarimento sulla misura interdittiva prevista per i casi di recidiva, che suscita perplessità. Quanto alla rettifica, siamo sostenitori della rettifica documentata. Ci deve essere la possibilità di un chiarimento reale sui fatti, altrimenti serve una norma che stabilisca che se la rettifica è pubblicata con commento rimanga qualche forma di punibilità ed in caso contrario tale punibilità cessa”.
“Serve – ha concluso Siddi – un tetto più compatibile per quanto riguarda il danno patrimoniale, oltre ad un collegamento tra il processo civile e penale, perchè il processo civile sta diventando il vero limite alla libertà di informazione”.
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