Diffamazione. Se querelante è in Polonia? Maurizio Costa: incubo sede processo

Diffamazione. Se il querelante è in Polonia? Maurizio Costa: incubo sede processo
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ROMA – La legge sulla diffamazione va rivista, specie dove si parla di competenza territoriale, anche se “l’abolizione del carcere e la non punibilità dei giornalisti in caso di dichiarazioni o rettifiche sono importanti risultati” è la ferma presa di posizione di Maurizio Costa, presidente della Fieg, la Federazione degli editori di giornali in Italia.

Intervenuto in una audizione alla Camera, sulla proposta di legge sulla diffamazione, all’esame in questi giorni, Maurizio Costa ha detto che

“sono da rivedere le disposizioni sulla competenza territoriale e sulla procedura per l’eliminazione di contenuti diffamatori dal web, le modalità delle rettifiche e le multe di importo troppo elevato”, anche se “Il provvedimento costituisce un importante intervento legislativo che, in massima parte, riesce a bilanciare diversi diritti di rango costituzionale: le libertà di informazione, di espressione, di critica, di cronaca e i diritti della personalità e, in particolare, il diritto all’onorabilità”.

Quella della competenza territoriale è un tema cruciale. Si rischia, per le edizioni on line dei giornali su carta, una doppia competenza di giudizio, per tutti la casualità della sede del processo. entra in gioco il diritto costituzionale alla certezza del giudice.

Proprio nelle ultime ore è arrivata a Blitzquotidiano la richiesta di rimozione di una notizia, sullo scandalo di una locomotiva pagata 900 mila euro e rivenduta a una ferrovia pubblica a 22 milioni. La richiesta veniva dalla Polonia, dove ha sede il venditore della locomotiva, condita con la minaccia di un processo in un tribunale polacco. Nessuno può mettere in dubbio l’affidabilità dei tribunali polacchi, ma tutti hanno chiaro il costo di una causa sostenuta in Polonia da parte di un giornale anche ricco come Repubblica.

La situazione della litigiosità legata alla diffamazione, secondo Maurizio Costa non è

“più sostenibile con una media di 400 procedimenti all’anno nei soli tribunali di Roma e Milano, oltre ai 2 miliardi di euro che rappresentano le richieste risarcitorie negli ultimi 10 anni e una durata delle cause di almeno nove anni”.

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