Dopo il Covid una società più interconnessa: ecco perché serve più fibra ottica

“La trasformazione che stiamo vivendo è radicale e attraverserà tutti i settori industriali, con il Covid abbiamo avuto un’esposizione enorme alla digitalizzazione della nostra vita ma non abbiamo compreso a pieno quella che sarà la trasformazione delle diverse filiere produttive, che saranno più interconnesse”. A dirlo è Elisabetta Ripa, ceo Open Fiber, intervenendo alla seconda tappa dell’Ey Summit Infrastrutture “Transizione digitale ed energetica”.

Secondo Ripa “il minimo comun denominatore della trasformazione energetica e della trasformazione dei processi ha come fattore abilitante la connettività in grado di supportare questa mole enorme di dati, con una copertura che sia il più possibile capillare, è fondamentale avere a disposizione una rete interamente in fibra per questo è importante accelerare nella realizzazione delle infrastrutture”.

Accanto a questo processo, ha continuato la ceo di Open Fiber, serve affiancare anche una riforma del lavoro per avere nuove competenze. “Il punto è avere non solo delle riforme strutturali che ci consentano di mettere a terra i progetti, ma anche una riforma seria del mercato del lavoro che ci consenta di accedere alle competenze e alle risorse umane di cui abbiamo bisogno per abilitare la rivoluzione digitale”.

Secondo gli ultimi dati contenuti in un report stilato da IDATE, l’Italia è al terzo posto (su 28 stati) nel ranking europeo di copertura Ftth. In particolare, con 3,8 milioni di unità immobiliari cablate nel corso del 2020 in Ftth, il nostro Paese è secondo come tasso di crescita annuale dopo la Francia (+4,7 milioni) e davanti a Germania (+1,9) e Regno Unito (+1,8). A questa crescita ha contribuito per circa l’80% Open Fiber, che, con circa 11,5 milioni di unità immobiliari abilitate ai servizi Ultra Broadband, si conferma di gran lunga il principale operatore italiano di reti in fibra ottica.

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