Facebook come Instagram sta pensando di oscurare i like. E YouTube nasconde i follower

Facebook come Instagram sta pensando di oscurare i like. E YouTube nasconde i follower
Il pollice all’insù, simbolo dei like su Facebook (foto Ansa)

ROMA – L’era della like-economy, che con la sua overdose di narcisismo ha fatto emergere figure nuove come gli influencer, sta per finire. Dopo Instagram anche Facebook potrebbe nascondere il numero di like dai post, per evitare una eccessiva attenzione a questo dato rispetto ai contenuti. Lo rivela il sito Techcrunch che poi ha raccolto la conferma dell’azienda, sulla base delle osservazioni della ricercatrice Jane Manchung Wong.

“Ho osservato – scrive Wong sul proprio blog – che Facebook ha recentemente iniziato a sperimentare una funzione che nasconde i like nella sua app per Android”, segno che il test potrebbe diventare pubblico anche con una semplice attivazione lato server da parte di Facebook.

La funzione è già in sperimentazione su Instagram in sette paesi tra cui l’Italia, il Canada e il Brasile al fine di “rimuovere la pressione su quanti like un post riceverà e per permettere agli utenti di condividere più liberamente contenuti”, ha spiegato a suo tempo l’azienda di proprietà di Mark Zuckerberg.

Su Instagram i mi piace non sono visibili pubblicamente ma possono essere visualizzati dall’autore del post. Facebook ha confermato a TechCrunch che anche in questo caso le motivazioni sarebbero le stesse, senza fornire però dettagli su quando la novità potrebbe diventare ufficiale.

Un trend che sta diventando molto comune tra le piattaforme social: anche YouTube da settembre non mostrerà più il numero esatto di utenti dei canali, ma solo un numero approssimativo.

“In un una società costruita sui like ogni iniziativa che possa limitare la ‘dipendenza da popolarità’ può essere utile”, spiega all’Ansa Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta e presidente della Fondazione Minotauro di Milano.

“La mossa potrebbe anche avere l’effetto di rendere meno evidente il calo di engagement organico che si registra da anni sulla piattaforma – spiega ancora Vincenzo Cosenza, esperto di social media – Cosi come avvenuto per Instagram l’obiettivo è capire se il coinvolgimento sale o scende in assenza dell’effetto bandwagon, cioè la visione dell’apprezzamento già manifestato dagli altri. A ciò si aggiunge anche la volontà di spostare l’attenzione dalle facili interazioni, un meccanismo spesso accusato di stimolare una competizione effimera che può influire negativamente sulla vita degli adolescenti, ad azioni più pensate e di valore, come l’acquisto dei prodotti promossi sui social network”.

Fonti: TechCrunch, Ansa

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