Facebook, Daniele Vicari oscurato dopo Zerocalcare

Facebook, dopo Zerocalcare oscurata pagina del regista di Diaz
Facebook, dopo Zerocalcare oscurata pagina del regista di Diaz

ROMA – Dopo il fumettista Zerocalcare, ora è il regista Daniele Vicari a finire nelle maglie della censura “involontaria” di Facebook. E per giunta sullo stesso argomento, che a quanto pare scalda parecchio gli animi a distanza di 15 anni: il G8 di Genova. Due post oscurati, a distanza di dieci giorni. Se è davvero un caso, è piuttosto sospetto.

Cosa è successo? Il regista di Diaz, il film documentario sul blitz-massacro della polizia alla scuola Diaz e la conseguente “deportazione” a Bolzaneto, pubblica un post sulla sua pagina Fb in risposta al collega Michele Diomà. Quest’ultimo lo aveva accusato di non aver citato nel suo film i nomi degli agenti di polizia responsabili della mattanza. Ne è nato un polverone, fatto di insulti e reazioni furibonde. Alla fine, dopo innumerevoli segnalazioni, è arrivata inesorabile la censura: l’algoritmo di Facebook ha rilevato l’alta litigiosità del post e lo ha oscurato. Al punto che il regista, per sfogarsi, ha dovuto riversarsi su Twitter. Dopo aver pubblicato di nuovo lo stesso commento, sono scattati i sigilli alla pagina.

Dieci giorni fa era toccata alla pagina fan di Zerocalcare: tutto per un post in cui si ricordava un’iniziativa che si è svolta a Genova in occasione dell’anniversario del G8 del 2001 in cui perse la vita Carlo Giuliani. Nel mirino del social network di Mark Zuckerberg sono finiti soprattutto i commenti di alcuni utenti che hanno addirittura gioito per “il buco in testa a Carlo Giuliani”. Il post è stato così segnalato e il profilo sospeso.

Se solo di algoritmo troppo zelante si tratta, fa certamente specie che la censura sia scattata proprio su due argomenti così simili. Evidentemente qualcosa è impazzito nel sistema di gestione dei contenuti di Facebook: quando un dibattito pubblico si scalda, l’algoritmo interviene ciecamente. Mentre a volte pagine omofobe e razziste prosperano per mesi perché l’intelligenza artificiale non le riconosce come infrazioni. Lo stesso Daniele Vicari osserva: “Non è che per caso episodi del genere finiscono per compromettere la libertà d’espressione sulla quale prosperano i miliardari che hanno creato i social?”.

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