Facebook sotto assedio sulla privacy, Zuckerberg ai dirigenti: “Siamo in guerra”

Facebook, Zuckerberg ai dirigenti: Siamo in guerra
Facebook sotto assedio, Zuckerberg ai dirigenti: “Siamo in guerra” (Foto archivio Ansa)

ROMA – Facebook sotto assedio, annuncia il Wall Street Journal. Il 34enne Ceo Mark Zuckerberg in teleconferenza avrebbe riferito ai suoi dirigenti che il gruppo era “in guerra” e che la sua gestione sarebbe stata di conseguenza più aggressiva alla luce anche del pressing di legislatori, soci e utenti. Ma lo stile più aggressivo e il nuovo approccio di Zuckerberg all’interno della società stanno causando tensioni senza precedenti, sembra che molte responsabilità siano da attribuire direttamente al Ceo e Sheryl Sandberg, direttore operativo della piattaforma.

Troppo concentrati sulla crescita del gruppo, i manager avrebbero ignorato e chiesto di ignorare i segnali d’allarme, demandando le decisioni critiche in tema di sicurezza e privacy anziché affrontarle direttamente. Nei periodi di tranquillità, ha detto Zuckerberg, i manager possono muoversi più lentamente ma con Facebook sotto assedio da parte di legislatori, investitori e utenti arrabbiati, aveva bisogno di agire in modo più deciso. 

Zuckerberg sembra avere perso un po’ la testa. Un recente articolo del New York Times su alcune delle pratiche commerciali di Facebook, che presumibilmente includevano l’assunzione di società di pubbliche relazioni per pubblicare link articoli contro i detrattori di Facebook, ha irritato Zuckerberg che ha bollato il report come una “stron*ata”.

A Palo Alto, durante una sessione aperta domanda e risposta con i dipendenti del quartier generale di Facebook ha definito una serie di notizie critiche come “stron*ate”, secondo persone a conoscenza della situazione. Sembra proprio che la dinamica interna della società sia stata scossa causa di una serie di scandali. Resta da vedere se Zuckerberg riuscirà a mantenere la promessa di “aggiustare Facebook” nel 2019 o se, nel prossimo futuro, ci sarà una riorganizzazione dei dirigenti. 

A rendere l’atmosfera ancora più calda ha contribuito anche Alex Stamos, ex capo della sicurezza di Facebook, al Washington Post ha raccontato il suo incontro con Sheryl Sandberg: lei gli avrebbe urlato contro quando ha dichiarato che i russi hanno usato il social network per interferire nelle elezioni USA del 2016. Stamos ha inoltre criticato il modo in cui Facebook ha gestito l’interferenza russa.

Secondo l’articolo pubblicato dal New York Times, la dirigenza aveva cercato di minimizzare e sviato l’attenzione sulla crescente crisi e il NYT ha rivelato che Facebook aveva assunto una società di pubbliche relazioni, la Definers Public Affairs, vicina al partito repubblicano, per attaccare i suoi detrattori, alcuni attacchi mostravano sfumature antisemite. 

Sandberg e Zuckerberg hanno sempre giocato in difesa. In un post su Facebook, Sandberg ha ammesso nuovamente  che lei e Zuckerberg erano stati “troppo lenti” nel gestire la propaganda elettorale russa sul social, ma ha aggiunto “che è semplicemente falso ipotizzare che non eravamo interessati a conoscere la verità o che volevamo nascondere ciò che sapevamo o, ancora, che abbiamo cercato di impedire le indagini”. 

Stamos ha confermato che con il suo team hanno iniziato a scavare nell’attività russa su Facebook senza il consenso diretto di Sandberg o Zuckerberg. Ha scritto che durante l’indagine iniziale, si era allarmato. “Setacciando miliardi di account, abbiamo scoperto una rete di profili falsi che potremmo tranquillamente collegare alla Russia”. 

Quando aveva parlato delle scoperte a Zuckerberg e Sandberg, gli chiesero di informare il consiglio. Ma quell’incontro con il consiglio non era stato confortante. Ha parlato della “difficile verità” avvertendo che gli abusi della Russia su Facebook erano diffusi e che non potevano nemmeno sapere quanto fossero gravi. 

I membri del consiglio di amministrazione hanno interrogato Sandberg e Zuckerberg e quando l’incontro è terminato, una furiosa Sandberg ha accusato Stamos di aver dato lei e Zuckerberg in pasto ai lupi. “Sheryl si  era sentita presa alla sprovvista” ma dopo aver urlato contro Stamos in seguito si è scusata. Stamos ha accusato Facebook di non essere stato chiaro su quanto fossero state negative le interferenze russe sul social media, anche dopo aver inviato una relazione al procuratore speciale Robert Mueller che sta attualmente indagando sul Russiagate. Dopo le elezioni, ha scritto Stamos,”Facebook si è limitato a una strategia di comunicazione pubblica di minimizzazione e rifiuto”. 

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