Il Fatto Quotidiano: “Il Colle chiede, il Pg esegue. Le pressioni per Mancino”

ROMA – “Il Colle chiede, il Pg esegue. Le pressioni per Mancino”: apre così la prima pagina del Fatto Quotidiano di martedì 19 giugno. Il giornale decide di concentrarsi su quanto avrebbe suggerito il consigliere del presidente Giorgio Napolitano all’ex ministro, cioè di “Intervenire sul procuratore Grasso, domani gli parlo”.

Sotto l’apertura la vicenda è raccontata da due articoli, uno a firma di Sandra Amurri dal titolo “Pietro Grasso difende i pm di Palermo”, l’altro firmato da Wanda Marra su “Di Pietro: ‘Il Colle deve spiegare'”.

Sempre in prima pagina c’è naturalmente la vittoria delle elezioni in Grecia e l’effetto sui mercati: “Tregua ad Atene, ma Madrid affonda i mercati. La destra di Samaras chiede subito più tempo per risanare i conti, la Merkel si oppone e al G20 dice: ‘Avete ancora compiti a casa da fare’.”

A centro pagina foto e titolo sul 2-0 degli Azzurri in campo a Poznan contro l’Irlanda.

“Si dimette nessuno?” è invece il titolo dell’editoriale di Marco Travaglio. Il tema è sempre quello delle vicende che hanno visto coinvolti il procuratore generale della Cassazione, Nicola Mancino e il consigliere di Napolitano. 

“Mancino, scrive Travaglio, continua a tempestare lui e il consigliere giuridico del Capo dello Stato perché quei rompiscatole dei pm di Palermo Ingroia e Di Matteo (e anche quello di Caltanissetta Nico Gozzo, che viene da Palermo dunque è infetto) si ostinano a cercare la verità sulla trattativa Stato-mafia, avvenuta quando lui era ministro dell’Interno, dunque naturalmente a sua insaputa”.

“A Roma decine di “uomini delle istituzioni” (si fa per dire) sanno perfettamente cosa accadde nel 1992-’93, ma anche dopo, fra Stato e mafia. Temono che molte porcherie saltino fuori e si attivano per impedirlo. Si conoscono tutti da tempo. D’Ambrosio era all’Alto Commissariato Antimafia assieme a Mori e Francesco Di Maggio (altro uomo chiave della trattativa), poi fu vicecapogabinetto di Conso, nello stesso governo in cui c’era Mancino. Napolitano era presidente della Camera. Poi le parti s’invertirono: Mancino alla Camera e Napolitano al Viminale. Poi Mancino vicepresidente del Csm di cui Esposito è membro e Napolitano presidente con D’Ambrosio consigliere. Poi, naturalmente, a ogni anniversario, tutti a Capaci e in Via D’Amelio a chiedere ‘tutta la verità’. Forse è il caso che si dimetta qualcuno, per aiutarci a credere che tutto sia avvenuto alle spalle di Napolitano. A questo siamo ridotti: a sperare nell’’a sua insaputa’.”

 

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