Formazione giornalisti. Carlo Picozza: “Deriva verso il mercimonio”

Formazione giornalisti. Carlo Picozza: "Deriva verso il mercimonio"
Formazione giornalisti. Carlo Picozza: “Deriva verso il mercimonio”

ROMA – Folla di 700 giornalisti il 19 dicembre al Teatro Argentina di Roma per una giornata di formazione per i giornalisti organizzata dallOrdine dei Giornalisti del Lazio. Valida per l’acquisizione dei crediti formativi imposta da una delle tante cose discutibili che Elsa Fornero, mai rimpianta ministra del Lavoro, l’iniziativa è stata presentata dal suo promotore, Carlo Picozza, giornalista di Repubblica e componente del Consiglio dell’Ordine del Lazio, con parole molto critiche:

“L’obbligo della formazione per i giornalisti, così com’è prescritto da una legge e un regolamento contraddittori, fa avvistare il rischio concreto di una deriva pericolosa verso il mercimonio, il business di pochi sui fastidi e gli affanni di tanti colleghi”.

Esplicito invito a rivedere l’obbligo alla formazione, di cui si discute in questi giorni nell’Ordine dei Giornalisti, mentre  la sua iniziativa, che con la partecipazione di oltre 700 giornalisti ne dimostra l’ ampio successo e condivisione, piuttosto che un “No” alla formazione – difesa dall’alta qualità del corso di Aldo Fontanarosa su drone, google glass e utilizzo giornalistico delle app gratuite e low cost -ne ha reso evidente l’importanza.

Anche Sergio Rizzo del Corriere della Sera è salito sul palco come testimonial della giornata.

Carlo Picozza ha invitato sul palco Carlo Bonini e Pietro Suber che, con Anna Bandettini, si sono dimessi dal Consiglio dell’Ordine Nazionale dopo che Renato Farina, noto anche col il nome in codice Betulla, come agente dei servizi segreti militari, è stato riammesso nell’albo professionale.

I giornalisti, ha ricordato Picozza, “per la peculiarità del loro lavoro, guardano sempre al giorno dopo e hanno la tendenza a dimenticare” e il gesto di Bandettini, Bonini, Suber è un modo per richiamare il valore della memoria.

Il cronista del Fatto che ha seguito l’evento riferisce con sorpresa che “anche Filippo Sensi, portavoce del presidente del Consiglio Matteo Renzi, si è mette in fila per partecipare alla giornate di formazione dei giornalisti, […] un seminario di aggiornamento a cura di Carlo Picozza e Aldo Fontanarosa, che ha illustrato a colleghi disorientati, cosa significa il giornalismo del futuro, come padroneggiare le app, conoscere il deep web o vedere un drone in azione.

a quando è in vigore la legge che istituisce la formazione obbligatoria per gli iscritti agli ordini, i giornalisti devono studiare e ottenere 60 crediti formativi in tre anni. Da qui, la caccia al corso. Gli ordini regionali ne hanno organizzati 1.451, molti sono online, quasi tutti gratuiti ma 240 sono a pagamento. Organizzati dagli Ordini oppure appaltati a enti di formazione autorizzati.

“Il problema non è la formazione” ha detto Sergio Rizzo, firma del Corriere: “Il problema è che questa formazione è una buffonata”. Scorrendo l’elenco degli oltre 1400 corsi non è difficile capire perché. La maggior parte è infatti pensata non per professionisti ma per quanti vorrebbero farlo. “Il giornalismo sportivo”, “Parlamento e web”, ma anche titoli più creativi come “Abitare le periferie della storia”, o l’impareggiabile “Custodi responsabili dell’armonia del creato”.

“Molti corsi sono invece più seri ma non offrono la sensazione di un balzo professionale mentre alcuni, più tecnici, sono a pagamento. E qui c’è un primo attrito interno all’Ordine. Paola Spadari, presidente dell’Ordine del Lazio, è netta: “Dobbiamo farli tutti gratuiti”.

Carlo Bonini non fa giri di parole: “Il problema è proprio l’Ordine, il suo funzionamento e i danni che provoca alla categoria”.

 

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